Marzo 2020

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 3 - Marzo 2020 VII il virus e della fuga di capitali verso i paesi più sicuri; (ii) nella maggior parte dei pae- si l’inflazione aumenta, poiché gli shock dal lato dell’offerta (riduzione dell’offerta di la- voro, aumento dei costi di produzione per le imprese), che spingono i prezzi verso l’alto, tendono a prevalere sugli shock dal lato del- la domanda (riduzione dei consumi dovuta al panico). Nel 2008, Burns et al. hanno ripreso lo scenario dell’influenza spagnola esaminato nel saggio precedente e hanno stimato un calo del Pil globale del 3,1% nel primo anno, con un effetto negativo più forte per i paesi emergenti. In questo caso, però, la maggior parte del calo (circa i due terzi) è dovuta agli shock dal lato della domanda, ovvero ai cambiamenti nel comportamento dei consu- matori, e quindi la pressione inflazionistica è minore. Verikios et al. hanno simulato, nel 2011, gli effetti trimestrali di due pandemie ipote- tiche: una associata a un virus poco conta- gioso ma molto letale (tasso di attacco del 3%, tasso di letalità del 10%) e una associata a un virus molto contagioso ma poco leta- le (tasso di attacco del 40%, tasso di leta- lità dello 0,5%). In entrambi i casi, il picco dell’effetto negativo sul Pil si ha nel secon- do e terzo trimestre successivi allo scoppio della pandemia; in seguito, l’economia tor- na gradualmente verso il trend precedente, attestandosi ad un livello solo leggermente inferiore (per lo stesso motivo visto in prece- denza). A distinguere i due scenari è però la grandezza dell’impatto sul Pil. Nello scena- rio con virus poco contagioso, il Pil globale si riduce dello 0,3% nel primo anno e dello 0,1% nel secondo, con un effetto analogo sull’oc- cupazione; l’impatto sul commercio inter- nazionale è invece doppio rispetto a quello sul Pil, determinando un danno economico maggiore per quei paesi che più dipendono dagli scambi e dal turismo. Nello scenario con virus molto contagioso, invece, nel pri- mo anno il Pil globale si riduce del 3,3%, con picchi del 4-4,5% nel secondo e terzo trime- stre; per l’occupazione e il commercio inter- nazionale i picchi trimestrali sono ancora più bassi (-6,5% e -5%, rispettivamente). Come già visto in Burns et al. (2008), anche in que- sta simulazione sono gli shock dal lato della manda e dell’offerta causata dal nuovo co- ronavirus può intaccare la dinamica su cui si basa la crescita dei mercati finanziari. Oggi l’economia globale ha poche prospettive e la sua crescita della produttività rallenta ine- sorabilmente. La crescita del Pil è sostenuta solo da bolle tecnologiche e finanziarie che diventano ogni giorno più fragili. La sola ri- sposta delle autorità oggi è la stessa data per le crisi del 2008 e del 2012: ricorrere alla po- litica monetaria per evitare lo scoppio delle bolle. Misura diventata per lo più inefficace. È proprio questo il paradosso dell’epoca che viviamo: a differenza del 1918, oggi non c’è una situazione di caos economico generaliz- zato, ma di lenta e inesorabile decelerazio- ne. Ciò rende l’economia molto più sensibile agli attacchi esterni, come può esserlo una pandemia, e, tramite i mercati finanziari, ai timori che li accompagnano. Veniamo ora ai risultati delle simulazioni. Tre studi si sono concentrati sugli effetti del- le pandemie sull’economia globale: Nel 2006, McKibbin e Sidorenko hanno considerato tre scenari, che ricalcano le tre pandemie del secolo scorso. Nello scenario più «mite» (simile a quello dell’influenza di Hong Kong del 1968-69), i decessi si atte- stano a 1,4 milioni e l’effetto negativo sul Pil mondiale nel primo anno dopo lo scoppio della pandemia è pari a 0,7 punti percentua- li; nello scenario «moderato» (simile a quel- lo dell’influenza asiatica del 1957), in cui si stimano ben 14 milioni di morti, il Pil mon- diale si riduce di 2 punti percentuali rispetto alla crescita prevista, mentre nello scenario più «severo» (simile all’influenza spagnola del 1918-19), in cui i decessi stimati salgono a 71 milioni, il calo nel primo anno raggiunge il 4,8%. È importante notare che, anche nello scenario più sfavorevole, l’impatto del virus sull’economia si riduce nel secondo anno e tende a rientrare quasi completamente a partire dal terzo, quando il Pil inizia a con- vergere ad un livello solo leggermente infe- riore rispetto a quello previsto prima della pandemia (poiché i decessi hanno comunque ridotto in modo permanente l’offerta di la- voro). Altri due risultati meritano di essere evidenziati: (i) l’effetto macroeconomico è più forte nei paesi a reddito medio-basso, a causa delle maggiori difficoltà a contenere

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