Gennaio-Febbraio 2019
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVI - Numero 1-2 - Gennaio-Febbraio 2019 24 un aumento o ad una riduzione del flusso immigratorio, dato che «l’invecchiamento della popolazione rappresenta uno degli aspetti più critici che l’italia dovrà affron- tare nel corso dei prossimi decenni». Più avanti, nella tabella iV. 7, si vede chiara- mente come gli immigrati condizioneranno il rapporto debito/PiL del nostro Paese: «un aumento del flusso migratorio del 20% a par- tire dal 2021 permetterebbe di diminuire sensibilmente il rapporto debito/PiL». in al- tre parole, la politica migratoria avrà un ef- fetto economico rilevante: in 40 anni si potrà determinare una differenza del 40% (in più o in meno) nel rapporto debito/PiL. questo è un dato altrettanto importante dell’aumento o della diminuzione della produttività o dell’occupazione. 5. Alcune linee di una politica italiana per l’immigrazione La profonda rivoluzione demografica ita- liana in corso contribuisce a trascinare con sé trasformazioni anche in altri campi della vita delle persone e dell’organizzazione so- ciale: nel mercato del lavoro, negli equilibri del welfare , nei percorsi e negli eventi che accompagnano il ciclo di vita famigliare. il conflitto tra la gran maggioranza della po- polazione (gli anziani) e la minoranza sem- pre più sparuta dei giovani potrebbe cresce- re fino a diventare esplosivo. in fondo, già adesso la salvaguardia delle pensioni, da parte dei sindacati, viene considerata più importante della creazione di nuove oppor- tunità di lavoro. L’equità nella società civile deve genera- re scambi e rapporti che creino valore ag- giunto fra le generazioni. questo è l’indiriz- zo del welfare societario, plurale e sussidia- rio. Per questo motivo bisogna innanzitutto invertire la rotta rispetto al passato e dimi- nuire il rapporto debito/Pil innalzato in ita- lia, negli ultimi quaranta anni, a carico del- le generazioni future. in italia, le risorse pubbliche impegnate per la famiglia sono molto inferiori a quelle di altri paesi. La giustificazione di questa politica ha sempre invocato il vincolo del debito pubblico, ma tale affermazione è in- consistente. infatti, in almeno due casi rile- vanti, l’italia ha avuto reazioni politiche ne- gative a questo riguardo. infatti, non ha uti- lizzato le risorse che si erano rese disponi- bili, sia nel 1995, con lo storno di risorse di- sponibili a pieno titolo per le famiglie per destinarle a fronteggiare la riforma Dini del sistema pensionistico, sia al momento del- l’ingresso nell’euro, quando è diminuito l’onere degli interessi sul debito pubblico. Le pallide attenzioni recenti lasciano sco- perto il nodo centrale, ovvero che la que- stione della famiglia e dei figli non è mai stata nell’agenda politica del paese, presu- mibilmente perché implica un orizzonte lungo che va oltre i tempi di una legislatu- ra. Ma una società che non mette più al mondo i figli è una società stanca, sfiducia- ta, incapace di pensare il proprio futuro. esso suscita molto allarme sia riguardo alla tenuta del sistema di welfare , sia rispetto alla salvaguardia del sistema produttivo e alla capacità di garantire una pacifica con- vivenza sociale. negli ultimi anni, la politica italiana del- l’immigrazione ha oscillato, a seconda del- le diverse maggioranze politiche, tra il con- trasto e la naturalizzazione dei flussi mi- gratori senza guardare al miglioramento della loro qualità e quindi alla selezione del personale maggiormente richiesto e più incline all’inclusione sociale. comunque, ciò che più manca è il disegno di una politi- ca per l’immigrazione che ridefinisca in particolare il sistema di prima accoglienza, sulla base di regole procedurali e organiz- zative e di corrispondenti risorse che con- sentano di ricevere in modo dignitoso, piut- tosto che inumano, flussi che potranno rag- giungere, anche nei prossimi anni, i livelli del recente passato, in altre parole un’im- migrazione sostenibile che possa cioè gode- re di garanzie di lavoro e di trattamenti fa- miliari adeguati. Di fronte all’ondata migratoria che ha in- vestito l’europa, soprattutto nel 2015 (anno in cui sono entrati più di un milione di mi- granti), l’ue sta mostrando segni profondi di fragilità che si possono in parte spiegare con le diverse situazioni demografiche ed economiche dei paesi membri e, in parte, con una sua debolezza politica impari alla sua forza economica.
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