Gennaio-Febbraio 2019
pio sul sistema pensionistico - e sull’immi- grazione straniera, immaginata come solu- zione rilevante ai problemi dell’invecchia- mento. in italia, l’età media degli autoctoni è la terza tra le più alte del mondo (44.5 anni), mentre quella degli stranieri è di 31 anni. tra i cittadini stranieri, gli ultrases- santacinquenni sono solo il 3%, mentre gli italiani sono il 32% (1). L’invecchiamento ha relazioni intense e dirette con il sistema produttivo e con il si- stema migratorio dei paesi con i quali l’ita- lia ha forti relazioni o con i quali si trova in concorrenza. Secondo il noto modello di crescita di lungo periodo di Solow, il tasso di crescita di un paese è dato dalla somma di quelli dell’occupazione e della produtti- vità. negli ultimi venti anni, questi tassi di crescita sono stati molto bassi in italia. La strada per tornare alla crescita passa per un aumento della produttività, del tasso di oc- cupazione, del tasso di attività e della po- polazione. i dati delle nazioni unite mostra- no però, per l’italia, il declino progressivo di queste tre variabili a partire dell’inizio di questo secolo, mentre la popolazione cre- sce lievemente solo a causa dei massicci flussi migratori. i processi d’invecchiamento sono molto rapidi e quindi la necessità dell’apporto mi- gratorio è evidente. La crisi e il conseguen- te aumento della disoccupazione hanno at- tenuato la percezione delle implicazioni ne- gative di queste tendenze di fondo, che tut- tavia presto ridiverranno pressanti. quando in una certa area geografica (per esempio un comune) la percentuale di anziani ultre- sessantacinquenni supera la soglia del 35% del totale della popolazione, di fatto quella popolazione è demograficamente morta e quindi, per continuare ad esistere, deve im- portare un grande numero di immigrati. in assenza di immigrazione, in italia e in ger- mania l’età media della popolazione sali- rebbe da 46 a 53 anni nel 2050 ed è dubbio che gli effetti negativi possano essere con- tenuti. Per contrastare questo fenomeno si dovrebbe ricorrere a politiche economiche e sociali che includano quelle migratorie. Da circa tre decenni si è instaurato in italia, in maniera più accentuata che altro- ve, un circolo vizioso e involutivo da cui il Paese non sembra in grado di uscire. Di qui l’immagine dell’italia come «società del fi- glio assente» e dell’»inverno demografico», che è molto più di un problema sociale. avere pochi figli è insieme effetto e causa di un «malessere famigliare» fatto di disoc- cupazione, indigenza e mancanza di speran- za nel futuro e che impedisce di avere i due figli che in media ogni coppia desidera. in altre parole, i nostri tassi di fecondità, del tutto insufficienti a garantirci il ricambio generazionale, così come il ribaltamento della piramide delle età nell’ultimo tren- tennio (molti nonni e pochi nipoti, anziché molti nipoti e pochi nonni) hanno e avranno effetti sociali problematici, ma il loro signi- ficato più profondo è un altro: essi attesta- no soprattutto una indifferenza diffusa, un pericoloso torpore nei comportamenti esi- stenziali. il numero dei figli per donna si è dimez- zato tra gli anni Sessanta (2,5) e gli anni novanta (1,25). Per questo motivo si ritiene che la crescita demografica della parte po- vera del Mediterraneo sia un’opportunità. Ma, ammesso che lo sia, coglierla non sarà agevole per un paese che non è riuscito nel- la riunificazione economica del Mezzogiorno col resto dell’italia. anche tra la natalità e la crescita del reddito c’è una relazione biunivoca da cui possono originarsi processi cumulativi. il meccanismo che innesca un rapido processo di crescita prevede un’elevata propensione al risparmio e una rapida accumulazione di capitale, da parte di una popolazione con basso indice di dipendenza (ovvero il rap- porto tra l’ammontare della popolazione di- pendente dal reddito di chi lavora e quello degli occupati), che aprono la strada a un circolo virtuoso di investimenti, progresso tecnologico, occupazione, domanda interna e crescita. Ma nei paesi maturi la domanda interna cresce lentamente o è satura, data l’esistente distribuzione del reddito. Le prospettive di crescita di questi paesi dipen- dono perciò da una distribuzione del reddito migliore in senso pigouviano e dalla crescita 21 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVI - Numero 1-2 - Gennaio-Febbraio 2019 (1) istat (2017), Il futuro demografico del paese , roma.
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