Supplemento al n. 1-2-2013

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - supplemento al numero gennaio-febbraio 2013 25 GRAZIE, SANTO PADRE! Santo Marcianò, Arcivescovo di Rossano Cariati L a Santa Quaresima, nella quale da poco siamo entrati, è un cammino, un tempo, un atteggiamento del cuore. È una grazia che il Signore ci dona ancora una volta, assieme alle tante gra- zie di cui è costellato il cammino della vita, per convertirci, cioè per percorrere in modo più corretto, spedito e gioioso la strada che conduce a Lui. È in questa strada che risuona con particolare insistenza l’invito alla pre- ghiera, un invito che raccogliamo con il commosso bisogno di affidare al Signore Papa Benedetto XVI. La Chiesa tutta è stata profondamente colpita dalla sua improvvisa rinuncia al ministero e anche noi, con il cuore ancora un po’ attonito, forse anche un po’ spaesato, non pos- siamo non chiederci cosa, nella luce della fede, tutto questo significhi. Non possiamo non chiederci cosa il Signore vuole dire alla sua Chiesa. E non pos- siamo non chiederci cosa tutto questo chieda, nell’Anno della Fede, alla Qua- resima di ciascuno di noi. Vogliamo, pertanto, fare silenzio ed entrare in quella profondità che la Pa- rola di Dio esprime come invito a ritor- nare all’intimo del cuore, al segreto del rapporto dell’anima con Dio: « Tu entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto » (Mt 6,6). Quel segreto non è una stanza fisica ma interiore, nella quale ciascuno di noi ritrova il volto di Dio. È in questo segreto, ne siamo certi, che Benedetto XVI ha attinto la deci- sione di fare un passo che non esprime la rinuncia a una vocazione ma è un modo misterioso di cogliere la volontà di Dio e vivere la vocazione in un servizio diverso. Un servizio, egli stesso ha affer- mato, di pura preghiera. Un servizio: quindi un atto di umiltà. Sì, l’umiltà è la via che il Papa ci in- dica, l’umiltà è il dono segreto, il dono che raccogliamo nel segreto della nostra preghiera a Dio. Se la preghiera non ci aiuta a crescere nell’umiltà non è vera preghiera. Come ho avuto modo di scrivere nella dichiarazione che ho sentito il bisogno di rilasciare dopo l’annuncio di Benedetto XVI, dalle bellissime parole con cui il Papa ha comunicato la sua rinuncia, tra- spare la decisione sofferta ma serena dell’uomo di Dio che ha sempre vissuto il suo ministero con spirito di servizio, di dedizione. Sembra riecheggiare, nella sua Dichiarazione, quanto egli disse nel primo istante dalla sua elezione a Ponte- fice, quando si era definito «un umile operaio nella vigna del Signore». Il suo è un atto di umiltà. È la concre- tizzazione più impensabile ma più auten- tica dell’umiltà con la quale egli ha servito e continua a servire. È un inse- gnamento di umiltà rispetto alla verità, prima di tutto alla propria verità di per- sona. È proprio per il suo radicarsi nella ve- rità che l’umiltà non è una debolezza ma una inaudita forza spirituale. Sì, occorre essere forti per essere umili e umili per essere forti: come interpretare in altro modo l’affermazione di un Papa che ri- conosce la propria «incapacità – sono le sue parole - ad amministrare bene il mi-

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