Supplemento al n. 1-2-2013
24 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - supplemento al numero gennaio-febbraio 2013 re che la Chiesa è nostra madre nella fede e che costantemente ci porta a Cristo. Ci identifichiamo con questa Chiesa, consape- voli che appartenere alla stessa vuol dire appartenere a Cristo ed essere una cosa so- la con Lui. Di conseguenza, viviamo la mis- sione stessa della Chiesa nella misura della sua identifi- cazione con Cristo. L’at- teggiamento di gratitudine per il dono della Chiesa esige l’amore alla Chiesa. Chi ama la Chiesa deve essere porta- to a farsi ca- rico di essa, la sentirà sua e vivrà la so- lidarietà con tutti i suoi membri. Il nostro identificarsi con la Chiesa non ci deve far dimenticare mai che a costruirla è lo stes- so Signore che ci dona il Suo Spirito. Lo Spirito di Gesù agisce in noi e ci fa una so- la cosa con Lui, ci trasforma nel suo cor- po. Per questo, il modo proprio di contri- buire alla costruzione della Chiesa è fare agire lo Spirito Santo in noi, non opporre resistenza alla sua azione. La nostra santi- tà, la nostra unione col Signore Gesù, la partecipazione alla vita divina di Gesù è la condizione, perché nella nostra vita si rea- lizzi la bellezza dell’essere Chiesa. (Cf. C. Naro, Amiamo la nostra Chiesa , Monreale 2005). Questa visione ha diversi risvolti nella concezione dei servizi ecclesiali. Lavorare nella vigna del Signore non significa altro che collaborare con Lui, partecipare del suo stesso lavoro, esercitare per amore la missione che il Padre ha affidato al Figlio eterno fattosi uomo. Si comprende che so- lo il Signore può liberare la Chiesa e il mondo dal peccato e dai mali che l’afflig- gono. Il più efficace modo di lavorare nel- la vigna del Signore è la preghiera (Cf. Mt 18,19-20). Il Papa emerito si è rammarica- to della mancanza di successi della rifor- ma ecclesiale e in special modo nella curia vaticana. Ratzinger «crede la Chiesa» e ama la Chiesa; di conseguenza non si vuole opporre all’azione dello Spirito Santo che invita la Chiesa a con- figurare la sua vita. Il rimedio al male che in- debolisce la Chiesa del nostro tempo è la preghie- ra. Una pre- ghiera che parta dalla coscienza dell’urgenza di una nostra conversione personale. Una preghie- ra che si ali- menti dell’amore alla Chiesa e della soli- darietà con il mondo tutto. Solo il nostro rivolgersi a Dio, può permettere a Dio di salvarci. Solo se ci facciamo cambiare dal Signore, il mondo cambierà (Cf. C. Naro, op. cit .). La preghiera, tutti la possiamo fare e dobbiamo compierla. Ratzinger non ha rinunciato alla sua «croce», anzi, non ha voluto caricarla su di noi. Non ha volu- to porre una distanza ai limiti e alle man- canze che hanno indebolito e ferito la Chiesa del nostro tempo. Egli s’impegna nel lavoro più difficile ma più efficace: la preghiera nel sincero affidamento al Si- gnore. Il gesto di Ratzinger è la manifesta- zione più nobile dell’amore alla Chiesa a cui assieme a noi Egli è figlio. La sua testi- monianza sarà per noi un faro acceso che ci raccomanda di farci condurre dal Signo- re stesso, con sincera ricerca della sua vo- lontà e con leale ubbidienza alla Chiesa, nello scorgere il servizio che Egli ci chie- de, l’impegno con il quale vuole che mani- festiamo il nostro amore alla Chiesa (Cf. C. Naro , op. cit. )
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