Supplemento al n. 1-2-2013
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - supplemento al numero gennaio-febbraio 2013 21 quenziale gerarchizzata dagli interessi costi- tuiti che prevalgono sul potere contrattuale dei più deboli. Per questo esse tendono a dare vantaggi a chi ne ha già e chiederne a chi non ne ha. Esse trascurano la dipenden- za delle istituzioni dei paesi poveri dal loro grado di sviluppo, im- pongono la contracce- zione o il controllo delle nascite quando è noto che è lo sviluppo umano il principale regolatore del tasso di natalità, strumentalizzano gli standards internazionali (ovvero le forme politicamente corrette della protezione pro- duttiva e commerciale), incoraggiano i tra- sferimenti bilaterali che spesso nascondono scambi ineguali, o il fair trade che si presta a fungere come nuova forma di marketing contrapposto alla contraffazione che soven- te è rischiosa ma fa risparmiare. Al di là delle nuove teorie della crescita, si può dire che Benedetto XVI abbia preso posizione sull’annosa polemica tra la tesi dello sviluppo umano di Schumacher e quel- la tecnologica di De Jouvenel (il primo so- steneva la necessità di porsi in una condi- zione di ascolto della tradizione locale per la realizzazione di uno sviluppo umano men- tre il secondo sosteneva l’imposizione delle tecniche superiori da parte di coloro che le possedevano). La Caritas in Veritate invita ad abbandonare le strumentalizzazioni che perpetuano il sottosviluppo. Della verità c’è bisogno anche per ristabilire la fiducia che è necessaria alla sussistenza dei mercati dei beni, del lavoro, della finanza. È convinzio- ne condivisa che uno sviluppo di lungo pe- riodo non sia più possibile senza etica ma questa rimane parola vuota e quindi compa- tibile con qualsiasi contenuto se manca il ri- ferimento ai suoi valori fondanti. Dobbiamo chiederci di quale civiltà superiore siamo portatori se lasciamo che prevalga l’attuale distribuzione del reddito e della ricchezza nel mondo e se siamo capaci di esportare nelle aree meno favorite le crisi finanziarie da noi originate. Il triangolo paolino delle virtù teologali cristiane: fede, speranza e carità è stato al centro dell’attenzione pastorale degli ultimi due pontefici che hanno lavorato insieme, si potrebbe dire in tandem, per quasi trenta anni. La prima ha ispirato, tra le altre, le encicliche Veritatis Splendor e Fides et Ra- tio di Giovanni Paolo II rispettivamente nel 1993 e nel 1998, mentre le altre due virtù sono nei titoli delle tre lettere pastorali di Benedetto XVI: Deus Caritas Est (o De Cristiano Amore ) del 2005 (scritta a 4 mani dai due pontefici), Spe Salvi del 2007 e ora Caritas in Veritate . Si potrebbe dire che esse, in particolare, si contrappongano alla modernità che le ha relegate nel mitologico, considerandole su- perflue ai fini della comprensione del pro- prio progetto logico di emancipazione. Il messaggio comune di queste encicliche invi- ta al ritorno verso una dimensione verticale del rapporto tra uomo e Dio, sfida la subor- dinazione della fede alla storia e la tesi propagata nel periodo post-conciliare che «la Chiesa non è adatta alla modernità». Ma Carità e Verità sono i due termini su cui si appoggia il messaggio di Benedetto XVI in questa sua terza lettera enciclica: «Dalla carità tutto proviene, per essa tutto prende forma, ad essa tutto tende». L’enciclica chiede di guardare alla vita sociale da que- sto angolo visuale, nella consapevolezza che questo non estranea dai problemi, ma al contrario fornisce una prospettiva entro cui la totalità dell’uomo può essere davvero ricompresa.
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