Supplemento al n. 1-2-2013
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - supplemento al numero gennaio-febbraio 2013 19 ti profondamente dalla crisi finanziaria ed economica mondiale. A questa insipienza epistemologica l’enciclica addebita la po- vertà di senso e le contraddizioni delle so- cietà occidentali individualiste e sazie che stentano a riconoscere l’importanza fonda- mentale di alcuni beni in sé quali la relazio- ne, la reciprocità, il volontariato inteso co- me vocazione personale all’amore nella ve- rità e quindi alla giustizia e alla pace. Ogni decisione economica ha conseguen- ze di carattere morale. La delocalizzazione produttiva è eticamente lecita per gli im- prenditori se e quando essa interagisce po- sitivamente con le economie e le popolazio- ni locali, invece molte imprese multinazio- nali non rispettano questo principio. Anche i sindacati dei lavoratori debbono tener con- to dell’espansione della concorrenza deter- minata dalla globalizzazione dei mercati e si devono aprire alle esigenze della parte meno privilegiata del mondo. Ogni lavorato- re deve poter creare o svolgere un’attività lavorativa. Sono compiti enormi, complessi e audaci, ma di grande portata perché dal loro successo dipende la giustizia e la pace nel mondo. Gli ostacoli principali sono co- stituiti dal condizionamento degli interessi in gioco associati a un’antropologia miope di cui si è fatta carico la tradizione scienti- fica della teoria economica neoclassica in- dividualista. Infatti, se da una parte è vero che grandi economisti liberali da Nassau Se- nior a Friedrich Von Hayek hanno visto con chiarezza la palingenesi dello Universal Bo- gey o dell’ homo oeconomicus considerando- lo la «vergogna di famiglia», è difficile am- pliare il senso dell’economia e dei suoi fini per un ritorno a un’etica deontologica asso- ciata al perseguimento del bene comune. A questo deve essere mirata una conversione dell’uomo che consenta anche una rifonda- zione della teoria della politica economica centrata sulla soddisfazione dei bisogni e una prassi fondata sulla responsabilità so- ciale dell’impresa e sulla riduzione del- l’asimmetria informativa. Tra i modelli economici alternativi, quel- lo di Keynes, meglio di quello keynesiano soppiantato trenta anni fa dalla Nuova Ma- croeconomia Classica, consente di assegna- re strumenti a obiettivi di politica economi- ca propri della Dottrina sociale della Chie- sa. A questi si rivolge l’appello di Papa Be- nedetto XVI che affida alla politica econo- mica il compito di cimentarsi su un paradig- ma più complesso, ma più completo e quin- di meno astratto di quello che ha dominato il pensiero economico fino alla crisi. Esso, al contrario dell’approccio rules vs discre- tion , che ha delegittimato metodologica- mente la politica economica tradizionale, lascia spazio alla varianza comportamentale degli agenti economici e può ancora offrire speranze all’umanità mentre la crisi mon- diale ha demitizzato i successi del liberismo economico. Questa lettera pastorale è un messaggio per tutti sul futuro del genere umano. La globalizzazione ha avvicinato uomini e don- ne rendendo meno tollerabili le differenze e le disparità. La crisi finanziaria è stata causata dal venir meno della fiducia che è alla base degli scambi. Essa ha indicato che anche i sistemi economici dei paesi ricchi sono vulnerabili nel lungo periodo all’ecce- denza del valore dei consumi rispetto a quello delle quantità prodotte, agli sprechi, al degrado morale, alla speculazione. La globalizzazione ci porta l’interazione ma questa deve essere governata al fine di at- tenuare gli squilibri distributivi che sono au- mentati tra paesi e all’interno di essi. Ma questa speranza rimane debole finché i paesi ricchi non riconosceranno parità di di- ritti, a partire da quello della vita ma anche dell’accesso all’acqua, alle medicine e al- l’alimentazione, da parte degli abitanti dei paesi poveri. Il dialogo presuppone l’incon- tro di soggettività diverse e rispettate, in un contesto di pari dignità strumenti e op- portunità, altrimenti esso maschera di fatto un confronto e uno scontro in cui si impone il più forte dando luogo a un colonialismo sotto falso nome. Le situazioni di sottosviluppo non sono frutto del caso o di una necessità storica, ma dipendono dalla responsabilità umana. I recenti successi delle economie dei BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), hanno ridotto a metà i poveri totali nel mondo rispetto al 1990 anche se essi sono aumentati di 200.000 unità tra il 2007 e il 2011. Le ester- nalità ambientali si moltiplicano a un ritmo
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