Supplemento al n. 1-2-2013

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - supplemento al numero gennaio-febbraio 2013 17 gano la sua sovranità divina sugli altri dei e sugli uomini e il mondo. La crescita e l’avanzare delle nuove ge- nerazioni venivano sempre più frequente- mente considerati e sofferti da parte di adulti e anziani come un attentato all’as- setto sociale esistente; e i comportamenti giovanili giudicati negativamente o comun- que valutati come strani e difficilmente comprensibili o giustificabili, semplicemen- te perché differenti. Oggi questo clima è stato per tanti versi superato. Si è messo in luce che il «padre» (l’autorità) può essere non necessariamente autoritario, ma anche autorevole, cioè che fa crescere. Anzi può essere non solo un pa- dre-padrone o padre edipico, ma può essere anche un «Padre simbolico» (dal « sin-ballo = mettere insieme parti separate e che si ri- conoscono essere parti di un tutto comune), vale a dire che nella relazione paterna-edu- cativa si viene a promuove la crescita co- mune. L’educazione non è più solo «su» e «per» gli educandi ma un crescere comune in umanità e dignità, insieme. Ciò si basa oltre tutto sul fatto che auto- rità e libertà non sono prerogativa l’una de- gli educatori e l’altra degli educandi. En- trambe si danno in ognuna delle polarità della relazione educativa, seppure secondo forme diversificate a motivo dell’intrinseca e specifica asimmetria che caratterizza la relazione educativa. Anzi è nella sua globa- lità che la relazione educativa è sostanziata di autorità e di libertà. L’autorità degli educatori deriva loro dalla funzione sociale (che suppone capa- cità «native» e competenze «acquisite») ad essi riconosciuta e ad essi socialmente affidata in vista della formazione degli educandi. Ma l’autorità degli educatori è asimmetricamente confrontata con l’auto- rità degli educandi, che proviene loro dal- la riconosciuta qualità di persone, capaci di entrare in un valido rapporto interper- sonale con altri, e dal diritto loro social- mente riconosciuto ad essere formati ed aiutati per crescere e formarsi nel modo migliore. A quest’autorevolezza degli educandi, da sempre la tradizione ha prestato «reve- renza massima», perché estremamente precaria, in quanto propria di soggetti in condizione di pueri , vale a dire non total- mente maturi ed autonomi per competen- za vitale e per riconoscimento sociale (co- me dice l’antico adagio « maxima debetur puero reverentia »). In modo simile è da dire che la libertà non si limita agli educandi, in cui si mostra come libertà da rispettare e da promuove- re, da lasciar sviluppare e da disciplinare; ma ha il suo riscontro asimmetrico nella li- bertà degli educatori, che decidono e con- sentono liberamente, responsabilmente (per sentimento e per dovere e magari per solidarietà umana e/o religiosa) di sostene- re e di sviluppare il rapporto e la comunica- zione educativa. Entrambe, l’autorità e la libertà di educandi ed educatori viengono dalla libertà genitoriale e comunitaria; vive (o è soffocata) nella (e dalla) libertà perso- nale e sociale; si apre e si immette nella tensione di libertà e di liberazione dell’in- tero corpo sociale e dell’umanità intera di ogni tempo e luogo. …il «di più» in un orizzonte di fede Se poi ci si pone nell’orizzonte della fede queste prospettive sono ulteriormente am- pliate e significate. Infatti per la morte e ri- surrezione del Signore noi siamo Capo e cor- po del popolo di Dio che è la Chiesa, ma an- che e proprio – rispetto al Padre e nello Spi- rito – «figli nel Figlio»: insieme e diversifi- catamente. Sicché, quando si educa, non abbiamo di fronte solo delle persone da promuovere, ma, se siamo credenti, anche «figli» come noi, «nel Figlio», da crescere «insieme» in un orizzonte trinitario, edifi- cando quell’edificio spirituale che è la Chie- sa, che cresce «fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo» (EF. 4, 11-16). E anche l’invito ad «educarsi per educa- re» non è solo a fini di efficienza, ma anche – dal punto di vista semplicemente pedago- gico e civile – un mettersi in una prospettiva di educazione permanente, che è il compito di tutti e ciascuno per vivere in modo uma- namente degno nella società contempora- nea complessa e globalizzata.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTYxOTA=