Supplemento al n. 1-2-2013
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - supplemento al numero gennaio-febbraio 2013 15 organismo hanno di compiere determinati atti di natura giuridica; in senso politico sta a dire più specificamente che a seguito di una indicazione divina o popolare si ha la facoltà, l’autorità, la potenza, la forza e l’arbitrio, secondo una misura legalmente stabilita, di dirigere e controllare la vita di un gruppo, di una parte sociale, di un pae- se, di una nazione o comunque di una socie- tà organizzata. Ma in molte lingue si ha an- che un altro termine per il significato mora- le (ad. es. in inglese: can / may ; in tedesco: können/ sollen) che il termine ha, per il quale è sinonimo di liceità di agire, fare e operare, di compiere un determinato atto o gesto, di usare certi mezzi o risorse in senso positivamente buono o cattivo: non tutto è permesso ed è buono («non si può e deve fare fare») di quel che è possibile material- mente! Il termine autori- tà si pone specifica- mente a livello giu- ridico-politico del potere. Sta infatti a dire che si ha la po- testà legittima di comandare, di gui- dare, orientare un’azione, le rela- zioni e le interazio- ni o le dinamiche interpersonali, di gruppo, comunita- rie. Ma oltre che (o insieme) alla legit- timazione sociale, l’autorità può esse- re intesa come pre- stigio, fiducia e credito di particola- re rilievo, acquista- ti per doti e meriti particolari o ecce- zionali di ingegno, di scienza, di capa- cità, di competenza, di serietà, di saggezza, di santità, di impegno sociale o politico, ecc. Da entrambi i modi deriva l’autorevo- lezza, che oltre a dire che si ha la potestà e la capacità, con essa si fa crescere coloro o colui verso cui si dirige o si pratica l’autori- tà (in latino auctoritas/auctor , da augeo =far crescere, aumentare), ponendosi più a servizio che imponendosi e dominando (cfr. Vangelo di san Marco c. 10, vv.42-45). Da tale contestualizzazione del potere e della autorità nel sociale-comunitario, di- scende la responsabilità di ciascuno, per quanto gli compete, verso ciascuno e tutti della comunità (civile e, se si è credenti, anche ecclesiale) Il potere e l’autorità dopo la rinuncia di Benedetto XVI Nella tradizione i re erano tali, cioè ave- vano potere e autorità per diritto divino. Con la rivoluzione francese e il vento della laicizzazione illuminista, il potere po- litico è stato sempre più democraticamente inteso o comunque legittimato sulla «volon- tà popolare»; ma è rimasta sempre an- che un in questo modo una certa sa- cralità del potere. Tanto più questo vale per l’«autorità del Sommo Pontefi- ce», in cui sono co- niugati il «noi» del- la Chiesa di Cristo e il «dono dello Spiri- to Santo». Per tal motivo nella Chiesa è pos- sibile il rischio di una «papolatria» (estesa spesso alle altre autorità reli- giose). Papa Bene- detto ci ha ripetu- tamente richiamato a ricordare che chi guida la Chiesa è il «grande Pastore delle anime», Gesù Cristo, capo del corpo ecclesiale, di cui so- lo, come diciamo nella liturgia dopo il Padre nostro, «è il regno, la potenza e la gloria nei secoli». Per questo san Pietro nella sua prima Lettera, rivolgendosi agli «anziani (noi di-
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