Supplemento al n. 1-2-2013
12 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - supplemento al numero gennaio-febbraio 2013 POTERE E AUTORITÀ NELLA VITA DI FEDE L a nostra vita è piena di segni, cioè di fatti, eventi, persone, oggetti, che ci indicano qualcuno o qualcosa oltre noi stessi, che aprono i nostri occhi oltre le no- stre solite vedute, i nostri schemi mentali, i nostri pregiudizi, spesso «più corti di una spanna» e che tuttavia ci spingono spesso a «sedere a scranna, per giudicar di lungi mil- le miglia», come ci dice Dante ( Paradiso , canto 19, vv. 79-81). Ovviamente la gran parte dei segni vanno riconosciuti come tali e letti, cioè interpre- tati nel loro significato. Anche la segnaleti- ca stradale deve essere letta, capita, inter- pretata. A questo livello intervengono le vi- sioni, cioè le idee e le prospettive valoriali che abbiamo: in particolare la nostra visio- ne religiosa. Ho fatto questa premessa, per intenderci meglio in quel che dirò nel prosieguo. In questi giorni passati, che ci hanno resi tutti, come cristiani, insieme turbati e com- mossi dal gesto della rinuncia del «nostro» papa Benedetto, mi è venuto spontaneo collegare due segni «naturali»: quello del vento che soffiò impetuoso e improvviso nel momento del funerale di Gio- vanni Paolo II e quello non me- no impensato e «tremendo» del fulmine che si è abbattuto sulla cupola di san Pietro, la notte della manifestazione al mondo della fine del suo «ser- vizio Petrino» da parte di papa Benedetto. Il segno del vento al funerale di Giovanni Paolo II Ricorderete: durante il fu- nerale di papa Giovanni Paolo II, un vento forte scompigliò ogni cosa, sferzò il volto dei grandi della terra e dei porporati, dei preti e delle suore e sembrò strappare di dosso abiti e cappelli, simboli di variegate dignità e di vischiose vanità. E passò forte sui volti dei piccoli, dei giovani, degli adulti, degli anziani, della gente. Nel mezzo della piazza, somigliante a una grande rete di pescatore gettata in ma- re per la pesca, sulla bara nuda, realtà e segno grande e terribile, il vangelo, sfoglia- to continuamente dal vento, si chiuse im- provvisamente. Un uomo finiva, un’epoca si chiudeva? Quell’uomo, che già da giorni non riusciva più a parlare, ma che ha cercato fino all’ul- timo, oltre le forze fisiche, di comunicare con il suo popolo, con i suoi «papa-boys» , ritornava alla nuda terra nelle grotte della basilica, dove il suo primo predecessore, san Pietro, fu sepolto, vecchio, portato da altri dove lui magari non voleva andare (Gv. 18, 21), ma sempre pronto a confessare e a chiedere «Quo vadis?» al suo Signore. Ma il vento ha continuato a soffiare! Quel vento non era anche simbolo dello Spi- rito, che «soffia dove vuole» (G.v. 3, 7), che don Carlo Nanni s.d.b., Rettore Università Pontificia Salesiana - Consulente ecclesiastico centrale UCIIM
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