La Scuola e l'Uomo - n. 11-12- Novembre-Dicembre 2020
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2020 2 E d i t o r i a l e prendimento condiviso da una comunità che vuole progredire. «Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse» (Genesi 2, 15). L’essere umano non è padrone del creato, ma ha la responsa- bilità di collaborare con il Creatore per con- servarne l’armonia piuttosto che deturparne la bellezza e dilapidarne le ricchezze. Un utilizzo equo delle risorse terrestri comporta la salvaguardia del creato, la con- divisione con tutte le creature e la solida- rietà con le future generazioni. Nessuno è padrone di niente. Secondo una massima indiana «non do- vremmo mai pensare di aver ereditato la terra dei nostri padri ma di averla presa in prestito dai nostri figli». E sono proprio le nuove generazioni a reclamare un mondo più equo; i nostri figli, insoddisfatti di ciò che abbiamo proposto, chiedono qualcosa in più, sono disponibili ad aprire il cuore e a impegnarsi per ideali grandi e significativi, perché «prima di tutto la vita è un valore». «Il tempo cammina» e quello che ci ri- mane per convertirci a comportamenti corretti si riduce irrevocabilmente; in- tanto, l’uomo «costruisce muri sopra gli orizzonti, stabilisce confini … genera paura», «non capisce che prima di tutto la vita è un valore». La sorda convinzione che nulla possa cambiare, «pensiero che inquina la mente» , produce indifferenza e accidia, un torpore gante, la violenza, la cupidigia, l’indifferen- za, il pessimismo, la chiusura dell’animo e della mente, la mancanza di amore, l’ine- sperienza di relazioni autentiche, l’incapaci- tà di tenere lo sguardo rivolto in Alto e l’igno- ranza del Padre che attende d’incontrarci. Anche l’Agenda 2030 dell’ONU nasce dall’urgenza di rendere migliore il mondo che abitiamo, di trasformarlo con uno svi- luppo sostenibile. Nel settembre 2015, i 193 Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto un programma di azioni, indicando 17 obiettivi per lo svilup- po sostenibile del nostro pianeta, da realiz- zarsi entro il 2030. Cosa è cambiato in que- sto lustro? Poster e statistiche pubblicizzati sono fuorvianti poiché non contengono dati reali circa la riduzione della povertà la cui soglia è indicata in $ 1,9 al giorno. Sappiamo con certezza che gli esseri umani che non varcano tale miserrima soglia sono intorno a 1 miliardo. Come «sconfiggere la fame» e garantire «salute e benessere»? Come «ri- durre le disuguaglianze»? Come «promuo- vere società pacifiche e inclusive orientate allo sviluppo sostenibile»? E cosa dire di chi fugge da guerre, dei rifugiati, dei migranti, delle donne-oggetto, dei bambini violentati, dei nuovi schiavi, dei senza fissa dimora? C’è anche chi ha sete e non ha accesso all’ac- qua potabile. E noi? Quanta ne consumiamo, quanta ne sprechiamo? Chi ci ha convinto che è solo nostra? Ci è stata donata con tut- to il creato e appartiene a tutte le creature per la sopravvivenza. Noi non siamo padroni di niente . I prodotti della terra, se raziona- lizzati ed equamente distribuiti, sono per tutti. Nessuno dovrebbe appropriarsi di ciò che è degli altri. E il depauperamento del- la natura? Un ingente capitolo con notevoli contraccolpi. Lo sviluppo produce, nel piccolo e nel grande, una crescita economica di cui sono beneficiari sempre i più ricchi e le multina- zionali, mentre la povertà dilaga oltre i Paesi del c.d. terzo mondo. Per tendere agli obiettivi dell’Agenda 2030, occorre un modello di educazione sostenibile che si attui in uno spazio di ap-
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