La Scuola e l'Uomo - n. 11-12- Novembre-Dicembre 2020

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2020 27 Un intervento molto importante, che però ebbe poca fortuna, è rappresentato dalla Direttiva ministeriale n. 58 del 1996, recante alcune decisive innovazioni sul pia- no dell’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole. In particolare, le attività (e fi- nalità) preposte a tale insegnamento vengo- no collocate «nella complessiva attività di- dattica ed educativa, che riguarda tutti gli insegnamenti, le attività extracurricolari e i diversi momenti della vita scolastica, con modalità flessibili, anche in relazione all’au- tonomia delle singole scuole», come definito dall’art. 1 della Direttiva. Per comprendere in modo organico le intenzioni dell’interven- to normativo, il primo articolo deve essere letto in relazione art. 6 della Direttiva, il quale sottolinea che l’insegnamento dell’e- ducazione civica, effettivamente «affidato dalla normativa vigente all’insegnante di storia, concorre autonomamente alla valuta- zione complessiva dello studente. Nei bienni in cui sia presente l’insegnamento di econo- mia e diritto, l’educazione civica e cultura costituzionale è prevista all’interno di tale insegnamento, assicurando in ogni caso i ne- cessari raccordi interdisciplinari con gli altri insegnamenti, in particolare con quello di storia». Acquista una importanza strategia, anche per il futuro dibattito sul tema, l’espressio- ne «cultura costituzionale», come definita all’interno dell’Allegato alla Direttiva del 1996. In tale documento emerge l’ambi- ziosa idea di insegnare l’educazione civica «con la dignità di una materia autonoma dalla storia, ancorché ad essa strettamente collegata, così come dev’essere collegata all’economia e al diritto». In questo modo si tenta un salto di qualità che però non tie- ne conto del contesto politico. In ogni caso, «per sottolineare il valore strategico che può assumere», non solo sul piano didattico ma anche metodologico, «un’educazione civica non solo diffusa nel curricolo, ma concen- trata anche in un’autonoma disciplina im- pegnata a far emergere dalla Costituzione la grande ricchezza valoriale, propositiva, normativa, che definisce un comune patri- monio di garanzie e d’impegno per il futuro, si è ritenuto di definire questa disciplina». Si tratta certo di una forte spinta innovati- Negli anni successivi, infatti, il complesso de- gli interventi sembra porre al centro il ruolo degli organi collegiali, contestualmente alla volontà di realizzare una formula educativa meno dispersiva, puntando sulle affinità dei contenuti educativi per singola materia. Per ulteriori passi in avanti si dovrà aspet- tare la fine degli anni Settanta. Il decreto ministeriale del febbraio 1979 per la scuola media, infatti, cerca di stabilire una conti- nuità educativa sulla base di tre materie per noi sensibile: educazione civica, storia e ge- ografia. Il discorso sull’integrazione trasver- sale delle materie di studio esalta il ruolo del tema civico nell’arco della formazione curri- colari, il cui compito è quello fondamenta- le di formare una consapevolezza reale dei problemi della società e, allo stesso tempo, promuovere il valore storico delle conquiste sociali (come, tra gli altri, il diritto al vo- to). In questo intervento normativo è chiara la volontà di individuare l’educazione civica come tassello fondamentale della formazio- ne scolastica, impegnando docenti e discen- ti, ognuno da par sua, alla creazione di un equilibrio formativo produttivo in cui far confluire le ramificazioni del sapere e cre- are una didattica inclusiva (Miato-Miato, La didattica inclusiva. Organizzare l’apprendi- mento cooperativo e metacognitivo , 2003). La programmazione delle attività generali con finalità strumentali alla convergenza è affidata contestualmente alla gestione dili- gente del consiglio di classe. Verso la metà degli anni Ottanta, l’idea pervasiva che il testo costituzionale fosse la base formativa su cui riflettere, fu la mol- la che avviò alcuni dibattiti in merito molto fruttuosi. Sul punto, il decreto presidenziale n. 104 del febbraio 1985, riguardante i nuovi programmi didattici per la scuola primaria, delineava in modo chiaro la volontà di rea- lizzare un piano di formazione alla cultura civica mediante l’educazione alla «conviven- za democratica». Una interessante novità è dovuta in prima istanza all’introduzione nei programmi delle macro tematiche degli «stu- di sociali», come primo strumento di avvici- namento allo studio dell’organizzazione pra- tica e teorica della comunità politica e delle sue istituzioni, partendo proprio dal conte- sto storico-istituzionale della Costituzione.

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