La Scuola e l'Uomo - n. 11-12- Novembre-Dicembre 2020

LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXVII - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2020 8 capaci che quelli più preparati, perché spie- gare agli altri un concetto appena appreso è il modo migliore per padroneggiarlo ancora di più». Una dimensione sociale dello studio che è anch’essa ostacolata dalla Dad. Gli errori aiutano Il terzo pilastro dell’apprendimento, per Dehaene, è il riscontro dell’errore. «Impariamo soprattutto quando il cervello rileva uno scostamento tra ciò che si aspet- ta, seguendo il modello mentale che si è costruito, e la realtà» spiega Dehaene. «Per questo è cruciale che l’insegnante corregga appena possibile gli errori dell’alunno, non in maniera punitiva, ma collaborativa: una spiegazione dettagliata e immediata dello sbaglio commesso è molto più motivante di un lapidario brutto voto, che magari arriva dopo giorni o settimane». Lo studio ideale dovrebbe prevedere mol- ti momenti in cui mettersi alla prova. «Un esperimento interessante in questo senso è quello dello psicologo Henry Roediger, che ha chiesto la memorizzazione di un testo a studenti divisi in tre gruppi: il primo doveva impiegare tutto il tempo - diviso in otto bre- vi sessioni - a studiare. Il secondo aveva sei sessioni di studio interrotte da due test. Il terzo doveva alternare quattro brevi sessioni di studio e quattro test. Quest’ultimo gruppo è quello che, dopo 48 ore, ricordava di più il testo. Perché l’alternanza regolare tra stu- dio e test mantiene il cervello più attivo». tematiche, l’allievo apprende bene solo se, oltre a fare attenzione, si sforza, riflette, risponde a domande e a osservazioni dell’in- segnante che stimolano la sua immaginazio- ne, e si sente libero di formulare ipotesi, anche commettendo errori» spiega ancora Dehaene. «Infatti solo così - e non se l’alun- no rimane passivo come purtroppo è fatale che capiti con l’insegnamento a distanza - si attivano le aree della corteccia prefron- tale associate all’elaborazione consapevole delle parole, che formano dei collegamenti potenti con l’ippocampo, indispensabile per immagazzinare le informazioni sotto forma di ricordi». La necessità di coinvolgere la classe e sconfiggere la passività è sottolineata da esperimenti come quelli delle psicologhe Carly Kontra e Susan Goldin-Meadow. «Due gruppi di studenti universitari di fisica do- vevano imparare il concetto di “momento angolare”: al primo gruppo si sono conces- si dieci minuti per fare esperimenti con una ruota di bicicletta, al secondo sono stati dati invece dieci minuti di lezione e di os- servazione dell’attività degli altri studenti. Il gruppo che ha interagito con la ruota ha appreso di più» dice Dehaene. «Il coinvolgi- mento attivo è favorito dai momenti di stu- dio, discussione e attività pratiche svolte in gruppetti di studenti. Perché non serve so- lo l’interazione con l’insegnante, ma anche quella con i compagni. Ormai molti studi confermano che, quando si studia in piccoli gruppi, ne beneficiano sia gli studenti meno In questo Natale 2020 così difficile, in cui ci sentiamo tutti più soli e più spauriti, spiritualmente vicini l’un l’altro uniamoci nell’accogliere nei nostri cuori il messaggio di amore e di speranza della nascita di Gesù Auguri di ogni bene a tutti noi! La Presidenza nazionale

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