Novembre-Dicembre 2018

7 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2018 negativi nell’economia americana, e invece questa procede a gonfie vele e la disoccupa- zione è al minimo fisiologico. Come si spiega questo fatto? La causa principale deriva dal- la forte riduzione del carico fiscale sulle im- prese, con la conseguente riduzione dei co- sti di produzione, che consente alle stesse di conquistare nuovi clienti in patria e all’este- ro. Ridurre le tasse significa però ridurre le entrate dello Stato , riduzione che deve es- sere compensata dal taglio di altre spese (4) oppure raccogliendo denaro con l’emissione di titoli di Stato, aumentando in tal modo il debito pubblico. L’invocata diminuzione de- gli sprechi, che spesso ci sono, ben di rado è sufficiente, e quindi tutti i governi, in tutti i paesi, se non vogliono accrescere l’indebita- mento riducono le prestazioni dello Stato sociale , che negli Usa, come è ben noto, so- no già molto inferiori a quelle cui sono abi- tuati gli europei (5); limitano inoltre gli in- vestimenti nelle indispensabili manutenzioni e nella costruzione delle infrastrutture. Trump calcolava che i dazi sulle importa- zioni avrebbero stimolato la produzione in- terna, e la riduzione delle tasse sulle im- prese avrebbe favorito il rientro di molte industrie emigrate, ma così non è stato per- ché le industrie americane utilizzano beni intermedi importati il cui costo è aumenta- to dai dazi: in tal modo i consumatori ame- ricani, ai quali Trump aveva promesso gran- di benefici derivanti dalla sua nuova politi- ca, in realtà spendono di più, mentre si ac- crescono le difficoltà per chi vuole esporta- re, spingendolo a spostare all’estero la sua produzione. Per gli stessi motivi sono po- chissime le imprese rientrate. Per compensare la riduzione delle tasse, oltre a ridurre il welfare e gli investimenti Trump ha fatto ricorso all’aumento del de- bito pubblico, che significa raccogliere de- naro dai risparmiatori mediante l’emissione di titoli di Stato. Tuttavia il conseguente au- mento della quantità di denaro in circola- zione può stimolare l’inflazione, e proprio per evitare questo rischio la Fed (6) ha già attuato un lieve aumento del tasso di inte- resse dei titoli di nuova emissione e ne ha preannunciati altri, facendo infuriare Trump perché i tassi più elevati aumentano i costi per il finanziamento delle imprese (7), di- minuendo quindi per esse il vantaggio della riduzione delle tasse. Come si è visto nel precedente articolo, la parte maggiore del deficit commerciale sta nel rapporto con la Cina, che Trump vuole ridurre di almeno 200 miliardi di dol- lari, tra l’altro ponendo limiti all’acquisto da parte dei cinesi di prodotti di alta tecno- logia, per frenare le ambizioni di Pechino di raggiungere in questo settore entro il 2025 il livello dei paesi più avanzati. La Cina ha reagito debolmente, colpendo con dazi sol- tanto 60 miliardi di beni Usa, prevalente- mente nei settori agroalimentare e in quello delle materie prime. Questi dazi, riducendo le esportazioni verso gli Usa, rallenterebbe- ro la produzione in Cina e quindi la crescita del Pil, ma ciò potrà essere compensato dal- l’aumento dei consumi interni, ottenuto con aumenti dei salari e riduzioni fiscali. La Cina disporrebbe inoltre di un’altra arma potente: svalutare lo yuan (8); i pro- dotti cinesi costerebbero meno ai consuma- tori esteri, incrementando le relative espor- (4) Da notare che Trump ha molto aumentato le spese militari. (5) Nei paragrafi 2a e 2b dedicati all’esame delle cause della superiorità economica degli Stati Uniti, vedremo che al contenimento dei costi di produzione contribuiscono, in molte imprese, anche l’accettazione di salari - pur regolari a norma di legge- molto bassi, in molti casi addirittura insufficienti al pagamento dell’affitto in una modestissima abitazione, per cui molte famiglie sono costrette a vivere in roulotte. (6) È la Banca centrale degli Stati Uniti. (7) A causa del fatto che tutti i tassi variano in parallelo. (8) Numerosi commentatori anziché «yuan» utilizzano «renmimbi».

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