Novembre-Dicembre 2018

visibili e manifeste, sia quelle implicite e latenti. Il rigore della valutazione consiste proprio nella considerazione e nel confronto incrociato tra le diverse prospettive, in mo- do da riconoscere analogie e differenze, conferme e scarti tra i dati e le informazio- ni raccolte. Solo la ricomposizione delle di- verse dimensioni può restituire una visione olistica della competenza raggiunta, riesce a ricomporre l’immagine dell’iceberg nella sua complessità. L’individuazione dei criteri di valutazione ci sposta al centro delle tre dimensioni, all’ idea di competenza intorno a cui ruota- no i diversi strumenti e punti di vista, che si struttura nella rubrica valutativa, come di- spositivo attraverso il quale viene esplicita- to il significato attribuito alla competenza oggetto di osservazione e precisati i livelli di padronanza attesi in rapporto a quel par- ticolare sog- getto o insie- me di sogget- ti. Tale stru- mentazione costituisce il punto di rife- rimento co- mune ai diver- si materiali a cui si è fatto cenno in rap- porto alle tre dimensioni di analisi e assi- cura unitarie- tà e coerenza all’intero im- pianto di valutazione. Ciascuno degli stru- menti richiamati in precedenza rappresenta idealmente una declinazione operativa, pensata in rapporto ad uno specifico sogget- to e ad un determinato punto di osservazio- ne, dell’idea di competenza condensata nella rubrica valutativa; come abbiamo già ricordato solo questa condizione giustifica e legittima l’impianto plurale di valutazione proposto. La stessa espressione del giudizio fa rife- rimento alla rubrica valutativa, come dispo- sitivo attraverso cui portare a sintesi i dati e le informazioni raccolte e interpretarle attraverso un profilo di competenza riferito alle dimensioni su cui si struttura la rubrica stessa. Si tratta di un momento interpreta- tivo che presuppone un apprezzamento complessivo della competenza, senza possi- bilità di scorciatoie semi-automatiche basa- te su algoritmi procedurali o calcoli più o meno raffinati; occorre assumersi la respon- sabilità del valutare, ovvero di formulare un giudizio sulla base di un insieme di elemen- ti documentali e a partire da un quadro di criteri chiaro e condiviso. Per concludere La certificazione delle competenze, fi- nalmente messa a tema anche nel primo ci- clo di istruzione, può rappresentare una sorta di «cavallo di Troia» attraverso il qua- le rimettere in discussione l’intero processo valutativo e, in senso più ampio, il pro- cesso di inse- gnamento/ap- prendimento. Anziché allon- tanare ancor più il docente dal suo com- pito formati- vo, costrin- gendolo ad in- dossare i pan- ni del valuta- tore neutrale e scientifico, diviene l’oc- casione per recuperare in modo più consa- pevole e autentico una prospettiva valutati- va più olistica ed integrata. Quasi parados- salmente il docente è sollecitato a non pen- sarsi come una sorta di entomologo, chia- mato ad osservare, vivisezionare e classifi- care i suoi insetti, bensì ad accettare la sua condizione di antropologo, che conosce e comprende i soggetti con cui interagisce ac- cettando e vivendo la relazione formativa. È una bella sfida, che va molto oltre la compilazione del modello, ma è la vera po- sta in gioco nel passaggio verso le compe- tenze! 28 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2018

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