Novembre-Dicembre 2018
13 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2018 progetti, i quali generano ricadute che le imprese private possono in seguito applica- re a usi civili nei campi più diversi . «Non avremmo avuto le straordinarie ri- cadute tecnologiche della politica spaziale se la corsa allo spazio non avesse avuto an- che motivazioni militari . Non avremmo cen- trali nucleari per la produzione di energia elettrica se le ricerche in questo campo non fossero state accelerate dalla seconda guer- ra mondiale . Non avremmo Internet se il Di- partimento americano alla Difesa non aves- se creato per le proprie esigenze un poten- te canale informatico e non avesse deciso di metterlo a disposizione di usi civili che han- no completamente rivoluzionato la nostra esistenza» (21) . 11 . Il basso costo del lavoro non parti- colarmente qualificato, che però significa un gran numero di «lavoratori poveri». Sono lavoratori che hanno un salario legale, non in nero, e tuttavia, come già si è visto nel paragrafo 2 (nota 4) sono costretti a do- lorose privazioni. La forza lavoro meno cara rende possibile un grande sviluppo dei servi- zi a bassa qualificazione, nei quali possono trovare occupazione, con bassi salari, anche gli ex dipendenti di industrie tradizionali che la globalizzazione ha costretto a chiu- dere o a trasferirsi all’estero . Per questi la- voratori si tratta di un doloroso passo indie- tro, tuttavia preferibile alla disoccupazione cui sarebbero destinati in Europa. Inoltre negli Stati Uniti è possibile licenziare in ogni momento chiunque appaia superfluo o inadatto, mentre in Europa il licenziamento -anche della manodopera meno qualificata- è molto difficile e comunque molto oneroso per le imprese . L’inchiesta di una nota sociologa ameri- cana, Barbara Ehrenreich, docente all’uni- versità di Berkeley, ha dimostrato che la prosperità e la potenza degli Stati Uniti si regge su un esercito di proletari sottopaga- ti, obbedienti, lontani da qualsiasi velleità rivendicativa . 12. Il lavoro è molto flessibile : all’in- terno di un’impresa, tra un’impresa e un’al- tra, e anche tra regioni diverse. Cambiare casa, quando non si vive in una roulotte, è un’esperienza molto comune. 13 . Rispetto all’Europa, è maggiore la percentuale degli americani occupati; inoltre essi lavorano per un maggior nu- mero di ore all’anno e per più anni nella vita. 14 . Un clima culturale favorevole al- l’attività imprenditoriale, una generale accettazione del proprio modello di so- cietà e di sviluppo economico, e governi forti, in grado di governare con efficacia l’economia , a causa della fiducia loro ac- cordata per i motivi esaminati nel primo ca- poverso del paragrafo 2. Di conseguenza, malgrado l’amplissimo spazio di cui gode l’iniziativa privata (che invece in Europa è soggetta a molte limitazioni), negli Stati Uniti lo Stato è ben più forte che nei paesi europei . 14 . La valorizzazione del merito. La società statunitense è una società merito- cratica, con al centro l’individuo, ritenuto padrone del proprio destino, per i motivi già esaminati al punto 1 del paragrafo 2a. Sono questi i principali fattori della su- periorità economica americana . È vero che gli Stati Uniti nelle trattative internazionali si arrogano i vantaggi che la loro forza ren- de possibili, ma si tratta esattamente di ciò che hanno sempre fatto tutti i popoli della terra quando si sono trovati in una condizio- ne simile. Termino ricordando un triplice parados- so: 1) l’Europa dispone di capitali ingenti, ma a partire dagli anni ’90 una parte sem- pre più consistente di essi viene investita negli Stati Uniti e in altri paesi dove si tro- vino migliori condizioni per realizzare pro- fitti ; inoltre 2) l’Europa è ricca di ingegni, ma nella maggior parte dei suoi paesi la scarsità degli investimenti nella ricerca scientifica li costringe ad emigrare negli Usa o in altre nazioni dove meglio possano esprimere la loro creatività ; e infine 3) in Europa vi sono molti disoccupati mentre l’intelligenza e i capitali europei vanno a creare lavoro all’estero. (21) S . R OMANO , «Corriere della Sera», 26-4-08 .
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