Novembre-Dicembre 2018

11 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2018 sieme di questi fattori che consente ai go- verni di limitare le politiche redistributive, e di utilizzare le risorse tenendo conto dell’interesse generale del paese nel lungo periodo più che del benessere immediato dei cittadini come avviene in Europa; privi- legiando quindi l’esigenza di sostenere pri- ma di tutto la ricerca scientifica, l’univer- sità e lo sviluppo dell’economia, senza au- mentare il prelievo fiscale. Tuttavia, a causa del tendenziale calo del tenore di vita indotto anche negli Usa dalla globalizzazione, gli elementi positivi della cultura americana non sarebbero oggi suffi- cienti a contenere le richieste di una mag- giore redistribuzione entro limiti compatibili con lo sviluppo economico: ciò che ulterior- mente distingue gli Stati Uniti è un senti- mento che si può ancora chiamare «patriot- tismo». Così lo descrive un grande sociologo: «Gli Stati Uniti conoscono anche qualco- sa di simile a una religione civile. Quando le minacce diventano davvero gravi, la nazio- ne si strige insieme in un modo che è incon- cepibile in gran parte dell’Europa. Le foto dei newyorkesi che formano una catena per aiutare a sgombrare le macerie delle Torri Gemelle e che si abbracciano piangendo al- la festa ecumenica per i sopravvissuti, nar- rano una storia difficilmente replicabile in Europa» (14) . È questo il cuore della grande forza della nazione americana : l’ identificarsi di ogni cittadino con il destino del paese , accom- pagnato da una fiducia di fondo in chi lo go- verna . In Europa invece una millenaria sto- ria di oppressione e di sfruttamento da par- te di chi esercita il potere ha reso tutto ciò impossibile (15) . 2b-Fattori che contribuiscono diretta- mente alla forza del sistema economico degli Stati Uniti 1 . Il ridotto peso dello Stato nell’eco- nomia e la pressione fiscale molto più bassa che in Europa. Un secolo fa la pres- sione fiscale, in tutti i paesi, era estrema- mente bassa (16), a fronte di una ridotta burocrazia e di uno Stato sociale quasi ine- sistente . Da quel tempo il prelievo fiscale complessivo è cresciuto ovunque, ma negli Stati Uniti molto meno che in Europa (17) : 2 . La piena liberalizzazione e derego- lamentazione dell’economia, e una legi- slazione antitrust efficiente. 3 . Via (quasi) libera al processo di «di- struzione creativa» (che è l’anima del ca- pitalismo) e alla costituzione e alla rapi- da crescita di nuove imprese. Nell’imma- ginario collettivo americano, ed anche in quello europeo, gli Stati Uniti sono il paese portabandiera del liberismo economico, che vieta al potere politico di aiutare, con fi- nanziamenti pubblici o interventi protezio- nistici, le industrie nazionali . Naturalmente si tratta di un mito: in realtà il governo di Washington distribuisce, in modo diretto o indiretto, decine di miliardi di dollari in sus- sidi al settore privato, tuttavia in Europa l’intervento dei governi a sostegno di setto- ri economici in crisi è incomparabilmente più esteso. 4 . Un sistema finanziario elastico e di- sposto al rischio per finanziare nuove at- tività, e una legge fallimentare non puni- tiva. Negli Stati Uniti nascono ogni mese decine di società finanziarie, che collabora- no con gli enti locali e con le università, e finanziano le nuove imprese anche assu- mendo rischi significativi. La facilità con cui in America falliscono e scompaiono le idee/azienda sbagliate, è un ingrediente essenziale perché possano na- scere, anche con le stesse persone, le idee/azienda giuste» (18). 5 . Il pragmatismo e l’elasticità della bu- rocrazia americana. È diventato un luogo comune ricordare che se Bill Gates fosse vis- suto in Europa, vigili urbani, vigili del fuoco e ufficiali sanitari gli avrebbero fatto chiudere il garage nel quale è nata la Microsoft . (14) R. D AHRENDORF , Libertà attiva . Laterza, Roma-Bari, 2003, p. 38. (15) Si veda anche : F . F UKUYAMA , Cari europei, rientrate nella Storia . «Liberal», n . 15, 2002, pp . 33-34 ; C . J EAN , I soldati pellegrini . «Liberal», n . 19, 2003, pp . 83-87 . (16) Si veda : P . L EGRAIN , Un mondo aperto . Il Sole 24 Ore, Milano, 2003, p . 97 e pp . 136-137 . (17) Si veda : A . A LESINA , F . G IAVAZZI , Goodbye Europa . Rizzoli, Milano, 2006, pp . 18-19. (18) F. R AMPINI , «La Repubblica - Affari e finanza», 24-6-2002.

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