Novembre-Dicembre 2018
9 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXXV - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2018 Questa differenza continua ad esistere : gli americani sono più individualisti, più di- sposti a prendere iniziative e più coraggiosi nell’affrontare i rischi, e ciò costituisce un grande vantaggio per lo sviluppo economi- co, vantaggio anch’esso derivante dall’ere- dità del calvinismo : «La cultura religiosa calvinista fa sì che chi perde accetti la sua sconfitta, perché la interpreta come colpa propria e non dello Stato . In altri termini, i perdenti si vergo- gnano dei loro insuccessi, che vengono in- terpretati come la prova della loro non ap- partenenza al gruppo degli “eletti” da Dio» (10-11). Una delle principali conseguenze di que- sto peculiare rapporto tra i cittadini e la politica, come ho già accennato, è il minor peso, negli Stati Uniti, dello Stato sociale (12), le cui prestazioni sono molto ridotte rispetto all’Europa, senza che ciò provochi proteste . Sono più d’una le cause che con- corrono a determinare questo minor peso, e tutte sono legate all’origine storica del pae- se e alle diversità culturali rispetto all’Eu- ropa che ne sono derivate. 1) È anzitutto molto diversa la percezio- ne del problema della povertà : gli europei che nel XVII secolo emigrarono avevano fi- ducia nell’efficacia dell’iniziativa individua- le, e poiché nella maggior parte dei casi questa fiducia risultava confermata dai ri- sultati, ne è derivata una minore sensibilità al problema della povertà e quindi minori richieste redistributive. Gli europei credono che la società determini gran parte del de- stino di un individuo; gli americani credono che sia l’individuo ad essere in gran parte responsabile del proprio destino. Da ciò de- riva la valorizzazione del merito, a differen- za di quanto avviene in Europa. La povertà viene intesa dagli america- ni come dovuta -oltre che a minori capa- cità- soprattutto all’indolenza; essi pen- sano che se ne possa sempre uscire con un duro impegno individuale, mentre gli europei l’attribuiscono maggiormente al- l’essere vittima dello sfruttamento e del- la sfortuna. Di conseguenza gli americani non temono la concorrenza perché sono convinti che sia un fattore cruciale del progresso economico, e quindi puntano su di essa, al contrario degli europei che la temono, preferendo che il governo ponga un freno alle forze del mercato e utilizzi il fisco a scopo redistributivo. 2) A ciò si aggiunga che quelli che in passato traversarono l’Atlantico erano i più disposti a correre rischi, e gli Stati Uniti sono rimasti il paese in cui maggior- mente viene apprezzato l’individuo che con le sue sole forze affronta le difficol- tà, e anche da ciò deriva la minore ri- chiesta di previdenza sociale. 3) Inoltre la mobilità sociale molto più elevata che in Europa e le conseguenti pos- sibilità di ascesa sociale offerte a tutti, in- sieme al fatto che chi decide di emigrare è generalmente propenso a ricercare una so- luzione individualistica ai propri problemi, (10) C. J EAN , G. T REMONTI , Guerre stellari . F. Angeli, Milano, 2000, p. 117. (11) Si veda anche: F. F UKUYAMA , Cari europei, rientrate nella Storia. «Liberal», n. 15, 2002, pp. 33-34. (12) Si veda: A. A LESINA , F. G IAVAZZI , Goodbye Europa . Rizzoli, Milano, 2006, pp. 34-48; A. A LESINA , Perché il Wel- fare State divide l’Atlantico. «Aspenia», n. 20, 2003, pp. 272-280.
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