Novembre-Dicembre-2013
n el contesto globale del tema di que- sto numero della rivista, che vuole approfondire il tema di «etica e poli- tica», io mi soffermerò a riflettere con voi sull’ apporto della fede alla politica in ge- nere, e di riflesso, almeno per gli aspetti delle finalità e dei contenuti, all’educazio- ne politica in particolare. Impoliticità della fede e impegno socio-politico dei credenti da sempre il cristianesimo ha affermato la sua transculturalità. in tal senso la fede è «impolitica». i Vangeli hanno dato risalto al- la critica contro il mito della divinità della politica. pur compiendo ogni giustizia, a ce- sare viene dato il tributo, ma non l’appella- tivo di «divus». Tuttavia il Vangelo ci ricorda pure che i credenti sono chiamati ad essere «sale della terra e luce del mondo». come dice l’antica anonima Lettera a Diogneto , al capitolo Vi, i cristiani, non avendo città proprie operano il bene nelle città di tutti. semmai, hanno da essere come l’anima del corpo sociale, nel senso che con la loro vita vissuta e con la predicazione del Vangelo ricercano la promo- zione umana e il bene del paese in cui si tro- vano, aprendosi alla prospettiva trascenden- te dei cieli nuovi e della terra nuova in cui abiterà completamente e definitivamente giustizia e verità. Tale funzione rimane, no- nostante tutti i limiti, guasti e prevaricazioni che cristiani singoli, comunità cristiane e ge- rarchia ecclesiastica o politici cristiani dichia- rati hanno spesso commesso e perpetrato nel corso dei secoli e da cui non sono ancora oggi del tutto liberi ed esenti (pesanti forme di in- gerenza del clero nella politica, invece di oc- cuparsi dello spirito; incoerenza dei politici cattolici; una chiesa che predica bene e raz- zola male, fino a eclatanti casi di corruzione; una chiesa opulenta e attaccata ai beni ma- teriali, mentre predica la povertà e dichiara di essere per i poveri; una chiesa arretrata e poco attenta ai bisogni della gente; una chie- sa che è solo «chiesa semaforo», delle nor- me, invece che «chiesa della misericordia»; una chiesa che invece della condivisione, del discernimento critico e della profezia, prati- ca una accentuata autoreferenzialità, una paurosa chiusura nella «cittadella cristiana», un giudizio «esteriore» e negativo sulla cultu- ra «laica», una difesa ad oltranza dei propri privilegi, ecc.) L’insegnamento di papa Francesco mi richiamo all’insegnamento di papa Francesco nella sua esortazione apostolica « Evangelii Nunitiandi ». nel capitolo quarto, intitolato «la di- mensione sociale dell’evangelizzazione», ri- corda che la chiesa non può non preoccu- parsi per lo sviluppo integrale dei più ab- bandonati della società (quello che in ter- mini tecnici socio-politici è detta «inclusio- ne sociale dei poveri»). essa deriva dalla nostra «fede in cristo fattosi povero, e sem- pre vicino ai poveri e agli esclusi« (n.186). in questo contesto arriva a due forti cita- zioni che voglio riportare. al n. 203 afferma che: «la dignità di ogni persona umana e il bene comune sono questioni che dovrebbe- ro strutturare tutta la politica economica, ma a volte sembrano appendici aggiunte dall’esterno per completare un discorso po- litico senza prospettive né programmi di ve- ro sviluppo integrale. Quante parole sono diventate scomode per questo sistema! dà fastidio che si parli di etica, dà fastidio che si parli di solidarietà mondiale, dà fastidio 5 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2013 S p i r i t u a l i t à l’appoRTo della Fede poliTica don Carlo Nanni s.d.b., Rettore U.P.S. - Consulente ecclesiastico nazionale UCIIM
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