Novembre-Dicembre-2013
LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2013 18 «codice di camaldoli» e discutere di nuovo su un piano di parità, con cittadini di fedi e opinioni anche diverse dalla nostra, il rap- porto fra etica soggettiva e intersoggettiva, aggiornando e rilanciando quel «nucleo mo- rale minimo» condiviso da tutti (e già larga- mente individuato in questo stesso spirito ai tempi dell’assemblea costituente e della carta dei diritti dell’uomo) senza il quale, diceva il vecchio Jacques maritain, nessuna democrazia può sopravvivere. anche con questa rinnovata bussola sarà poi necessaria una sintesi fra l’aspirazione al bene comune da essa indicato, la capacità di produrlo (in- scindibilmente legata, specie nel mondo glo- bale, alla tecnica e all’economia) e la capa- cità di raccogliere con mezzi onesti il con- senso necessario a realizzarlo governando (tema finora trascurato, ma cruciale in de- mocrazia). Quest’ultimo punto suggerisce che su tutte le scale territoriali quel nucleo minimo rinnovato dovrà prevedere anche esplicite e robuste difese del diritto all’in- formazione e alla privacy : anche senza le spaventose anomalie televisive che hanno drogato e inquinato la politica italiana negli ultimi trent’anni, l’esplosione dell’informati- ca e delle telecomunicazioni reclama una ri- definizione di diritti doveri e strumenti legi- slativi, pena la fine stessa della democrazia. 6. È possibilissimo, ma è un recupero che a mio avviso non compete solo né principal- mente alla politica stessa: nei cinque anni di parlamento ho avuto l’impressione di in- contrare lo stesso numero di lazzaroni e persone per bene che incontro nel mio con- siglio di Facoltà o nel mio condominio. la cattiva politica mi sembra specchio di una società incattivita da un eccesso di beni materiali non accompagnato da adeguata crescita culturale e spirituale, oggi pure ac- cecata dalla paura di perdere quel benesse- re materiale. la sfida riguarda dunque, principalmente, le comunità educative pre- politiche come scuola, famiglia, chiese e gruppi religiosi, associazioni educative o sportive o musicali. anche per questo, dopo cinque anni di parlamento, ho preferito tor- nare al mio vero lavoro, l’insegnamento. ma ai fini di questo recupero di civiltà pre-poli- tica anche la politica, in italia, un compito ce l’ha di sicuro: riformare la televisione e l’informazione secondo linee europee, re- stituendo, insieme al pluralismo e alla con- correnza oggi incredibilmente carenti, an- che la qualità dell’informazione e dell’in- trattenimento. 7. secondo platone «la pena che i buoni devono scontare per l’indifferenza alla cosa pubblica è quella di essere governati dai malvagi»; non sembra quindi che questo problema sia esclusivo né dell’italia, né di questo secolo. la tentazione (disinteressarsi della cosa pubblica) e il rischio (essere go- vernati dai malvagi) mi sembrano sempre attuali, dal condominio fino all’onu. e an- che il rimedio: impegnarsi tutti attivamente in politica, magari a turno, anche solo per un periodo della vita. 8. le marcate differenze fra nord (origi- nariamente governato da piemontesi e au- striaci), centro (papato) e sud (Borboni) sug- geriscono che non si tratta di una maledizio- ne italiana: se il grado di fiducia o sfiducia nella cosa pubblica, di efficienza delle am- ministrazioni e di clientelismo è molto diver- so in relazione diretta con l’esperienza che le varie regioni hanno fatto negli ultimi due- cento anni, è forse perché siamo una nazio- ne piú giovane di altre, nella quale oltretut- to, fino al crollo del muro di Berlino, la sin- golare combinazione di governi sempre de- mocristiani e opposizioni sempre comuniste ha oscurato, nella prassi della «Repubblica dei partiti», come la chiamava pietro scop- pola, quei principi costituzionali condivisi che democristiani e comunisti avevano defi- nito insieme, a salvaguardia di una libertà conquistata a prezzo di sangue. Forse solo in questo secolo la nostra costituzione potrà pienamente dispiegare le sue potenzialità. 9. da queste parole, in relazione anche con quanto si diceva prima a proposito di tecnica ed economia, di competenza e co- noscenza, mi sembra si debba trarre un for- te impulso non solo all’impegno educativo (in ogni caso essenziale per formare all’al- truismo e alla partecipazione responsabile) ma anche allo studio e alla ricerca scientifi- ca. penso a economisti italiani come leo-
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