Novembre-Dicembre-2013

zione profonda che ci muove e in modo che l’eloquenza dei fatti tradisca la sorgente del nostro umanitarismo e della nostra sociali- tà»: nella vita come nella politica, il bene si riconosce dai frutti, non dalle radici; dalle realizzazioni, non dai proclami. l’intrinseca complessità e caoticità dei fenomeni sociali ed economici rende però praticamente im- possibile l’esatta previsione di tutte le con- seguenze (a breve, medio e lungo termine) di una azione politica; per questo, anche dopo aver responsabilmente soppesato le probabili conseguenze, rimangono elementi di rischio ai quali, in ultima analisi, risponde la coscienza di chi deve prendere una deci- sione, alla luce dei principi che la ispirano. 3. almeno per un cristiano non è vero che il fine giustifica i mezzi, se con ciò si inten- de che qualsiasi mezzo è lecito quando si persegue un fine ritenuto nobile o giusto; lo ricordava quarant’anni fa Jean-marie dome- nach sulla rivista Lumière et vie in un artico- lo significativamente intitolato «l’histoire n’est pas notre absolu». Questa impostazio- ne non è esclusiva dei cristiani e non equiva- le affatto a lasciare il campo libero ai vio- lenti e agli imbroglioni, anzi: quella che za- grebelsky chiama l’etica dei principi (rifiuta- re ad esempio l’uso della violenza o della corruzione anche per la migliore delle batta- glie politiche) richiede certo eroismo e ab- negazione, ma produce cambiamenti sociali e politici più profondi e duraturi di una rivo- luzione violenta, come dimostra la straordi- naria esperienza di martin l. King negli stati uniti, dove, meno di 50 anni dopo le sue battaglie nonviolente contro la segregazione razziale, è stato eletto un presidente nero. È vero, però, che la qualità della politica è de- terminata dalla qualità dei suoi fini (2): ogni politica che non sia velleitaria deve fare i conti con il raggiungimento e il mantenimen- to del potere; se questo però, anziché pas- saggio obbligato per realizzare una nuova qualità della vita comune, è l’unico fine del- l’azione politica, essa si riduce a guerra fra bande e distrugge la cosa pubblica. 4. se anziché al bene comune si pensa agli affari propri, tentazione cui sono sog- getti i politici di tutti i tempi (anche aristo- tele aveva sicuramente di fronte esempi del genere), il rapporto con l’etica è ovviamen- te negativo. anche nel caso positivo occorre però ricordare che l’intenzione di perseguire il bene comune non basta a determinare uni- vocamente l’azione politica, e a parità di buoni principi è possibile, in buona fede, identificare e battere diverse strade: in pro- posito il concilio Vaticano ii parla di legitti- mo pluralismo politico dei cristiani, ma lo stesso pluralismo si applica con tutta eviden- za ai principi liberali, socialisti o ambientali- sti, e più in generale ai principi della nostra costituzione Repubblicana: la politica non è solo volere il bene comune, ma anche sce- gliere il percorso con cui raggiungerlo nei prossimi pochi anni; sul percorso, a parità di buone intenzioni, si possono avere opinioni diverse. in questo senso va ricordato anche che l’intenzione di perseguire il bene comu- ne non coincide con la capacità di produrlo: per un rapporto sano fra etica e politica non basta avere come fine il bene comune, si de- ve anche possedere (e mantenere con conti- nuo aggiornamento) una buona conoscenza dei problemi di cui ci si deve occupare e una buona competenza per la loro soluzione. Già 50 anni fa Giovanni XXiii, nell’enciclica Pa- cem in Terris , ricordava che «non basta es- sere illuminati dalla fede ed accesi dal desi- derio del bene per penetrare di sani principi una civiltà e vivificarla nello spirito del Van- gelo… non ci si inserisce nelle istituzioni e non si opera con efficacia dal di dentro delle medesime se non si è scientificamente com- petenti, tecnicamente capaci, professional- mente esperti». anche questa osservazione è evidentemente esportabile dai principi evan- gelici a ogni altro principio: liberale, sociali- sta, ambientalista, eccetera: senza cono- scenza e competenza anche un politico ben intenzionato può fare grossi danni. 5. non appena le trombe clericali si pla- cheranno dovremo tornare allo spirito del 17 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2013 (2) vedi ad esempio levi della Torre in http://www.italianieuropei.it/en/italianieuropei-5-2012/item/2639-l- etica-della-politica-e-la-responsabilita-dell-esercizio-del-potere.html

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