Novembre-Dicembre-2013

3 LA SCUOLA E L’UOMO - Anno LXX - Numero 11-12 - Novembre-Dicembre 2013 «l’amministrazione della polis per il bene comune». Bene comune è pensare all’altro, non tollerare l’altro ma mettere al centro la dignità della persona umana. Bene comune è, come dice il concilio Va- ticano ii, «l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono, sia alle collettività che ai singoli membri, di rag- giungere la propria perfezione più piena- mente e più celermente» . equità, giustizia, amore devono essere l’anima della convivenza, della società civile. «La società non si può conservare nè svi- luppare senza un principio cosciente e voli- tivo che ne precisi in concreto il fine e vi coordini le attività dei singoli: tale princi- pio è la sovranità che si personifica nello Stato» si dice nel «codice di camaldoli», (6) documento alla cui elaborazione contribuì Gesualdo nosengo e che ispirò la stesura della nostra costituzione. il «codice» chiarisce le funzioni dello stato, del bene comune, l’indispensabilità di aiutare le persone meno abbienti. interessanti, nel codice di camaldoli, ri- sultano gli otto principi morali che devono regolare l’attività economica: 1) la dignità della persona umana, la quale esige una bene ordinata libertà del singolo anche in campo economico; 2) l’eguaglianza dei diritti di carattere personale, nonostante le profonde differen- ze individuali, provenienti dal diverso grado di intelligenza, di abilità, di forze fisiche, ecc.; 3) la solidarietà, cioè il dovere della col- laborazione anche nel campo economico per il raggiungimento del fine comune della società; 4) la destinazione primaria dei beni ma- teriali a vantaggio di tutti gli uomini; 5) la possibilità di appropriazione nei di- versi modi legittimi fra i quali è preminente il lavoro; 6) il libero commercio dei beni nel ri- spetto della giustizia commutativa; 7) il rispetto delle esigenze della giusti- zia commutativa nella remunerazione del lavoro; 8) il rispetto dell’esigenza della giustizia distributiva e legale nell’intervento dello stato. dignità, eguaglianza, solidarietà, colla- borazione, giustizia commutativa e distri- butiva. Questi i principi su cui il codice pone l’accento, queste le linee guida per la po- litica di ieri, ma anche per i politici di og- gi dal profilo così sfumato, ricurvo su se stesso? ai politici compete perseguire «l’etica dell’esempio», ridare valori e certezze. di- ce papa Francesco: « Un governante che non ama, non può governare: al massimo potrà disciplinare, mettere un po’ di ordine, ma non governare» . il politico non deve mirare ai «consensi» ad ogni costo. non paga. al massimo può ot- tenere potere, affermazione personale. ma questo è abuso, opportunismo, ipo- crisia. perché non ridurre i privilegi, perché continuare a discutere, perché camminare a passi lenti, snervanti e vivere senza pensare ai tre milioni di disoccupati! non si deve essere grandi esperti di eco- nomia per capire che «più tasse» non signi- fica più entrate, significa soprattutto meno sviluppo, meno lavoro. dossetti (7) pensava che un partito poli- tico doveva perseguire tre obiettivi: l’accul- turazione politica delle masse mediante l’educazione alla partecipazione democrati- ca, una formazione responsabile e social- mente aperta delle classi dirigenti, una ca- E d i t o r i a l e (6) codice di camaldoli: il titolo originale è «Per la comunità cristiana. Principi dell’ordinamento sociale a cura di un Gruppo di studiosi amici di Camaldoli» . Fu stilato nel 1943 da un gruppo di cattolici italiani, fra cui Gesulado nosengo. (7) dossetti (1913-1966): presbitero, giurista, politico e teologo.

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