La Presidente Nazionale, Prof.ssa Rosalba Candela, ha chiesto un parere al nostro Consulente Giuridico Nazionale, la Dott.ssa Lucrezia Stellacci, riguardo Il Decreto-legge “Aiuti bis”; di seguito quanto emerso in merito.
Ho chiesto alla Dott.ssa Lucrezia Stellacci, Consulente Giuridico Nazionale, lumi circa il Decreto-legge “Aiuti bis”.
Questa la saggia risposta.
Il Decreto-legge “Aiuti bis” è stato pubblicato in G.U. così come approvato dal Consiglio dei Ministri di qualche giorno fa, comprensivo dell’articolo che cerca di avviare un inizio di progressione di carriera nella categoria dei docenti delle scuole statali.
Quindi la petizione firmata da migliaia di docenti non è servita a nulla?
Tutti sanno che un decreto-legge approvato dal C.d.M., dopo un rapido esame di conformità alla Costituzione operato dal Quirinale, passa immediatamente alla pubblicazione in G.U. per poter produrre quegli effetti che sono stati ritenuti indifferibili, per giustificare il ricorso alla decretazione d’urgenza.
Ove la petizione e le numerosissime voci di critica che si sono elevate contro il famigerato articolo, avessero trovato accoglimento dai Ministri dell’attuale Governo, si sarebbe dovuto tornare in Consiglio dei Ministri ed approvare un testo diverso. Con la conseguenza che non ci sarebbero più stati i tempi necessari alla conversione in legge. E non sarebbe stata certo una impresa che ci avrebbe reso onore, considerato che la motivazione principale del decreto-legge “Aiuti bis” è di andare incontro alle fasce più deboli della società, e non certo quello di penalizzare i docenti con un provvedimento astruso nei contenuti ed incomprensibile nelle motivazioni. Infatti, solo un mese fa è stato convertito nella legge n.79 un altro decreto che ha dedicato ben 4 articoli alla Riforma della formazione iniziale, reclutamento e formazione in servizio dei docenti.
E allora perché tanta fretta?
Una ragione, più che valida, potrebbe essere quella, di cui danno notizia tutti i giornali di settore, che sia stata proprio la Comunità europea a richiamare il nostro Governo sulla inosservanza dell’impegno assunto dal nostro Paese nel PNRR, di introdurre negli ordinamenti scolastici un sistema di progressione di carriera fondato sul merito e non solo sull’anzianità, come già avviene in molti altri Paesi.
L’aver accertato che nulla al riguardo era stato inserito nella legge n.79 del 29.6.22, avrebbe giustificato un intervento della C.E. finalizzato a ricordare che le risorse destinate all’Istruzione sono condizionate all’adempimento degli impegni preventivamente assunti.
E allora, mi chiederete, cosa possiamo fare per evitare che il famigerato articolo, che sta riscaldando le giornate di questa torrida estate, possa diventare legge dello Stato?
La discussione del testo del Decreto-legge inizierà a settembre, al rientro dalle ferie dei nostri parlamentari che avranno solo qualche decina di giorni per convertire in legge il decreto, se non vogliono che decada. È chiaro che limiteranno al massimo gli emendamenti, come dicono i giornali, anche se nel nostro caso non si tratta di aggiungere ma di cassare, ove fosse possibile, o quantomeno di annacquare il testo dell’articolo rinviando a successivi regolamenti la definizione della innovazione.
Da entrambi gli schieramenti politici si sono levate critiche ferocissime contro il provvedimento, a cui si sono aggiunti i Sindacati e le Associazioni di categoria.
Ritengo che il momento sia a noi favorevole grazie alle elezioni molto vicine.
Chiudo con un suggerimento che scaturisce dalla mia esperienza che mi rende capace di leggere i tempi: anche se sono più di vent’anni che si cerca di trovare formule per differenziare le carriere dei docenti, tutte rimaste inattuate, non illudetevi che questo possa durare ancora; al contrario cominciate a pensare a forme di diversificazione che possano aggregare consensi per poterli poi proporre, al momento opportuno a chi avrà il potere di decidere al riguardo.
Ricordiamo che questo potere glielo diamo noi, con il nostro voto!
Prendendo spunto da quanto dice la Dott.ssa Stellacci è opportuno che noi UCIIM cominciamo a riflettere e progettare un accettabile e condivisibile percorso di carriera per i docenti.