Possibilità future per la scuola, (nn. 3-4-2023)

La presidenza nazionale ha istituito un gruppo di studio sull’intelligenza artificiale, il metaverso e altre innovazioni in questo ambito. Pensiamo sia necessario conoscere e approfondire queste tematiche che, in futuro, potranno influenzare la vita della scuola e in particolare la didattica.

Il testo seguente, ben articolato e illustrato da Tommasina Barillà, dà conto ai soci di u nuovo interessante e coinvolgente percorso di studio della nostra Unione, che come sempre vuole essere al passo coi tempi e con le richieste della società e dei giovani.

Elena Fazi


Tommasina Barillà, docente e formatrice UCIIM

Nuovi orizzonti. Il web in costante e rapido sviluppo, continua a rivoluzionare le nostre vite, offrendoci opportunità fino a pochi anni fa inimmaginabili. Abbiamo imparato a vivere in rete, attingere a informazioni sconfinate e relazionarci virtualmente con milioni di persone, abbattendo distanze e condividendo esperienze, ci siamo immersi in conoscenze non più soltanto fisiche, abbiamo modo di studiare, lavorare, progettare in modo nuovo. Adesso siamo pronti per varcare altre frontiere, attraverso due tecnologie in velocissima evoluzione, il metaverso e l’intelligenza artificiale, che già lasciano impronte profonde in svariati campi: dall’industria al marketing, dall’istruzione alla salute. Ci permetteranno di vivere in una realtà virtuale, attraverso i nostri avatar, e di approfittarne per imparare, esercitarci, affinare tendenze artistiche, snellire studi, approfondire ricerche. L’accelerazione è recente, in realtà si tratta di vecchi progetti che hanno avuto impulso negli ultimi anni per via di un’evoluzione informatica più ampia che ha allargato orizzonti e moltiplicato strumenti. L’intelligenza artificiale e il machine learning affondano radici negli anni Cinquanta, quando gli scienziati cominciarono a occuparsi della possibilità di sviluppare sistemi capaci di svolgere compiti tipici dell’intelligenza umana, per esempio il riconoscimento delle immagini, ma la limitata elaborazione dei dati da parte dei computer dell’epoca ha consentito, per un bel po’, soltanto passi lenti, finché lo sviluppo di sistemi complessi e l’avvento di tecniche nuove non hanno reso possibile l’esecuzione di compiti sempre più articolati. 

Anche il metaverso ha una storia lunga alle spalle, cominciata addirittura 31 anni fa. Neal Stephenson lo immaginò, coniando il termine, nel 1992, per un romanzo di fantascienza, come uno spazio virtuale in 3D dove è possibile interagire in modo reale. Solo ultimamente il concetto ha acquisito concretezza, sull’onda dell’esplosione di modernissime tecnologie quali realtà virtuale e aumentata. Il metaverso che ci porterà nel futuro, anzi ha iniziato a portarci, è un universo parallelo, una realtà virtuale che ricalca ed estende quella effettiva dove è possibile interagire, costruire e condividere esperienze. In un primo momento, il metaverso era apparso nell’immaginario come un’evoluzione dei social: non ci sarebbe più bastato poter condividere in tempo reale foto ed emozioni del battesimo di un nipotino lontano o del pranzo di Natale di nonna, ma avremmo potuto partecipare con il nostro avatar, essere in Chiesa o nella sala ricreate perfettamente attorno a noi. Di fatto, siamo ben oltre. Lo svela già lo snodo pubblicitario studiato per l’Italia dove a una prima serie di spot incentrati su un nuovo modo di connettersi e dare vita a esperienze sociali inedite, è seguita una serie di stacchi multimediali volti a rilevare i benefici sociali, economici ed educativi nel mondo «vero», riassunti nello slogan «L’impatto sarà reale». Viene così mostrato come i chirurghi potranno esercitarsi e specializzarsi, i vigili del fuoco essere facilitati nello spegnere un incendio, gli studenti imparare la storia vivendola attraverso esperienze immersive. 

Quest’ultimo esempio ci permette di soffermarci sull’interazione tra intelligenza artificiale e metaverso, la prima personalizzando l’apprendimento o adattando livelli di difficoltà a esigenze singole, il secondo creando ambienti coinvolgenti in cui concetti e situazioni possano trovare piena espressione. In assoluto, l’intelligenza artificiale permette di creare ambienti più realistici e il metaverso può fornire quantità sconfinate di dati per addestramenti e test. Il futuro contemplerà aule virtuali che consentano di collegarsi da qualunque posto senza perdere la percezione del coinvolgimento, simulazioni che facilitino la comprensione rispetto alla teoria, dialoghi con robot avanzatissimi per uno studio approfondito delle lingue. Altre testimonianze d’interazione profonda sono l’e-commerce, – il metaverso propone negozi virtuali, l’IA fornisce assistenza virtuale immediata o suggerisce autonomamente prodotti modulati su interessi, preferenze e gusti dell’utente – e la medicina, con l’IA che analizza dati sconfinati in brevissimo tempo redigendo diagnosi di altissima precisione e il metaverso che crea luoghi e situazioni perfette per terapie e operazioni.

Sfide importanti, foriere di benefici e di progresso, destinate ad aumentare l’esperienza degli utenti e migliorare l’efficienza di molti processi, tuttavia non immuni da dubbi e da preoccupazioni, anche gravi, legate al loro impatto. L’automazione del lavoro, riflesso dell’intelligenza artificiale, potrebbe aumentare la disoccupazione – evidente, però, che sorgeranno anche nuove opportunità professionali – e la creazione di testi, opere, ricerche ridurre pericolosamente creatività, originalità e fantasia, mentre il metaverso, oltre a minacciare ulteriormente la privacy, può provocare isolamento sociale, con interazione reale e virtuale inversamente proporzionali.

Sul caso specifico dell’intelligenza artificiale, non mancano teorie addirittura catastrofiste e impressiona la scelta di Geoffrey Hilton, informatico canadese con radici britanniche, considerato un padrino della ricerca, di dire addio a una delle multinazionali che stanno investendo miliardi di dollari per sentirsi libero di spiegare i pericoli: «In questo momento, per quanto ne so, leIA non sono più intelligenti di noi, ma penso che presto potrebbero esserlo. Quello che stiamo vedendo è checose come GPT-4 oscurano una persona nella quantità di conoscenza generale che ha e la oscura di gran lunga. In termini di ragionamento, non è così buono. E dato il ritmo dei progressi, ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente. Quindidobbiamo preoccuparcene».«Le dimissioni di Hilton da Google rilanciano la discussione sull’Intelligenza Artificiale – ha twittato Paolo Gentiloni, commissario UE per l’economia -. Grandi potenzialità, ad esempio per la salute. Ma anche rischi. L’Europa lavora per regole del gioco efficaci». 

I pessimisti estremi si interrogano sul rischio che intelligenze artificiali superiori alla nostra possano prendere il controllo della civiltà, come nei film di fantascienza, e c’è chi chiede la sospensione degli esperimenti più avanzati, rimandandoli a quando sarà acquisita la certezza, attraverso rigideregolamentazioni, digodere dei vantaggi e controllare i pericoli. Il tutto sul presuppostoche nemmeno i creatori delle menti digitali sanno dove queste approderanno.