Nessun uomo è un’isola (n. 3/2020)

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Rosalba Candela, Presidente nazionale UCIIM

Il presente

Non è facile scrivere questa pagina di storia: forse perché purtroppo è ancora cronaca.

La  vera  storia  si  scriverà  quando tutto sarà finito.

Non è facile se ogni giorno la terribile endemia che sta colpendo il mondo distrugge vite umane, se mentre scrivo in Italia sono già state contagiate circa 70.000 persone.

Eppure la nostra epoca ha visto due guerre mondiali, genocidi, l’olocausto, la guerra fredda, le brigate rosse… Ma sempre ci siamo egregiamente rialzati conquistando i diritti della democrazia, promuovendo un eccellente sviluppo economico unitamente al progresso della scienza e della tecnica fino ad arrivare, negli anni a noi più vicini, ad «internet» che ci ha aiutato a superare lo spazio.

Ma non eravamo convinti che la tecnica può tutto?

Certamente non si pensava di vivere questa brutta esperienza! Non pensavamo più ai nostri giorni di dover riutilizzare termini in disuso quali «epidemia, quarantena, isola- mento…». Strade vuote, negozi chiusi, niente Sante Messe, niente eventi pubblici, la TV martellante, niente libertà ovvero solo una libertà giustamente condizionata.

L’epidemia da «coronavirus» che ci sta colpendo, come tutte le epidemie, investe non soltanto il campo scientifico ma anche quello psicologico e sociologico.

E ciò ancor più di ieri essendo passati dalle informazioni un tempo lontano trasmesse col passaparola, poi con i giornali, quindi con la radio, a seguire con la TV, alle informazioni date in tempo reale con i social.

Credo infatti che oggi l’ansia e il timore siano maggiori perché siamo tutti coinvolti immediatamente e dettagliatamente dalle notizie che si propagano in questo nostro villaggio globale. E insieme alla comune umanità abbiamo anche riscoperto la consapevolezza di essere un unico Paese, quello che accade nel nord, in Lombardia, in Emilia Romagna, in Veneto… colpite in modo devastante, ci chiama in causa tutti in prima per- sona. Viene in mente Albert Camus quando scrive «La peste aveva ricoperto ogni cosa: non vi erano più destini individuali, ma una storia collettiva, la peste, e dei sentimenti condivisi da tutti».

Oggi l’ansia ci sta attanagliando, credo in tutti si sia sviluppata una esagerata suggestionabilità che prevarica qualsiasi calma, che fa credere vera o verosimile qualunque fake new, che ci tiene in un costante stato di allarme. L’emozione suscitata non si può placare!

Che l’incidenza psicologica avesse effetti molto devastanti lo aveva capito già Tucidide nel quattrocento A.C. quando scrisse: «Atene fu distrutta dalla paura della peste, non dalla peste».

Forse dovremmo riflettere su quanto scrive la Presidente Nazionale Emerita Maria Teresa Lupidi Sciolla: «Cari amici, vi saluto con grande affetto. Sono a Milano e vi assicuro che stiamo a casa. …Il buon senso e lo spirito di solidarietà sono una grande bussola. Non è una prova facile ma è straordinariamente ricca di suggerimenti interiori e… di pace. Cadono le reazioni immediate, si riflette di più e si vigila usando il discernimento…».

 Il discernimento è saggezza, buon senso, accortezza: in questi giorni sarebbe l’optimum e dobbiamo sforzarci di perseguirlo. Dobbiamo mettere in atto strategie usando mente e cuore.

Che ben vengano gli appuntamenti a distanza affacciati ai balconi per cantare insieme, per sentirci uniti, per farci vicendevolmente coraggio, per pregare col nostro Papa Francesco che è andato, pellegrino, a chiedere la Grazia alla Madonna a Roma.

Le scuole sono state chiuse e le attività didattiche sospese in presenza ma svolte in digitale, tramite classi virtuali che hanno portato una incredibile rivoluzione culturale. Con questa dovremo fare i conti anche quando torneremo alla normalità; indietro non si potrà tornare, dovremo imparare a fare scuola in modalità mista. Studieremo insieme come fare! Intanto possiamo mettere insieme le esperienze e prendervi spunto per il nostro lavoro. Condividiamo con generosità: una nostra proposta può stimolarne altre, può far scaturire la scintilla per mille altri fuochi…

Anche l’attività istituzionale  dell’UCIIM è stata riorganizzata. L’ufficio nazionale lavora in Smart working già da molti giorni,  la redazione della rivista prosegue in questa modalità: infatti il presente numero della nostra storica rivista la SCUOLA E L’UOMO 3-marzo 2020 (e forse anche altri numeri) è pubblicato solo sul sito e sarà disponibile per tutti senza necessità di password. Data l’imprevedibile variabilità della situazione, pensiamo di aggiornare ad aprile questo numero con uno speciale supplemento.

Abbiamo assunto urgenti decisioni quali aprire un’area nel sito per raccogliere e co- municare con ordine provvedimenti del Ministero dell’Istruzione, del Governo, del Mi- nistero dell’Interno, della Protezione Civile, unitamente alla modulistica occorrente per lavoro agile e un piano di attività: ciò per agevolare sia i soci che la società in genere. Abbiamo, con delibere on line, prorogato a data da destinarsi assemblee sezionali e congressi regionali in scadenza.

Tutto ciò in 75 anni di vita dell’UCIIM non era mai accaduto.

Stiamo utilizzando i social, soprattutto i gruppi whatsapp, per comunicare informazioni e riflessioni che ci aiutano a sentirci meno soli, a conoscere e a condividere le sofferenze di alunni, genitori, docenti, dirigenti.

Per poter essere d’aiuto abbiamo costituito una commissione UCIIM «SOSTEGNO PSICOLOGICO EMERGENZA CORONAVIRUS» che sarà a disposizione per far superare i mo- menti critici che sia i Docenti, i Dirigenti, gli Alunni, i Genitori possono vivere.

Un’altra iniziativa in questo momento è dedicata al favorire il corretto utilizzo della didattica digitale. Perciò sarà presto attivo un corso nazionale on line a supporto dell’attuale didattica a distanza operata dai docenti che sta permettendo alla scuola di non chiudere completamente i battenti.

Sarà di valido aiuto soprattutto perché tale corso andrà alla base della programmazione informatica, del pensiero computazionale e del coding.

Che insegnamento trarre da tutto ciò?

 Prima di tutto il corretto senso delle norme. In questo periodo sono stati emanati vari decreti che disciplinano i comportamenti della cittadinanza. Abbiamo visto che molte persone, una piccola parte della popolazione ma sempre troppo grande, non ne ha capito il giusto senso e, di conseguenza, non le ha rispettate. Troppi giovani e troppi adulti le trasgrediscono per futili o fittizi motivi. Ecco allora la prova di quanto sia necessario impegnarci tutti per aiutare costoro a educarsi alla vera cittadinanza. Ecco allora che tutti, in particolare noi ucimini, siamo chiamati a spiegare il senso delle norme e prima ancora a spiegare il senso dei diritti e dei doveri dei cittadini. Ecco allora l’importanza dell’educazione civica in ogni momento della nostra vita.

Poi il senso del rapporto umano.

Mi dice un giovane: «Ho capito che non possiamo fare a meno degli altri che i social sono solo strumenti». È una consapevolezza importante questa, i like, i follower sono segni effimeri che non possono sostituire i rapporti umani.

Si. I rapporti umani sono l’essenza di questa vita. I nostri giovani, talvolta troppo attratti dal digitale, in questa circostanza se ne sono resi conto. Il virtuale è interessante, utile, divertente ma non potrà mai sostituire lo sguardo, la carezza, l’abbraccio, la stretta di mano, il calore del contatto con un altro essere umano.

Se una cosa è evidente ormai per tutti, anche per i giovani, è che

Non verremo alla mèta ad uno ad uno, Ma a due a due. Se ci conosceremo

A due a due, noi ci conosceremo Tutti, noi ci ameremo tutti e i figli Un giorno rideranno

Della leggenda nera dove un uomo Lacrima in solitudine (1).

Sarà molto importante che, quando tutto ciò sarà alle nostre spalle, ci ricordiamo di queste consapevolezze e di quanto ci abbia aiutato la coscienza che in questa nostra Terra solo la solidarietà ci ha permesso di sopravvivere.

E ancora il senso della preghiera.

Abbiamo riscoperto l’importanza della preghiera comune nel tempo e non nello spazio. Oggi troviamo il tempo di pensare al nostro destino e a quello dei nostri cari e di pregare per noi e per loro, ci ritroviamo a pregare per tutti gli altri, che sentiamo fi- nalmente nostri fratelli, accomunati dalla stessa realtà, dalla stessa paura, dalla stessa vita. E tutti e per tutti chiediamo al Signore la salvezza certi che il nostro Padre Celeste non ci abbandonerà.

Il Buon Dio ci aiuterà a rialzarci.

 

(1) Paul Eluard, Non verremo alla meta ad uno ad uno